18 settembre 2017

Villains, tornano i Queens of the Stone Age

Sto passando il tardo sabato pomeriggio cercando di capire come mia suocera riesca a cucinare sempre zucchine ripiene così buone. Sarà che le fa sbollentare con una precisione micidiale, sarà l'impasto del ripieno: non me ne capacito e sto per rimandare l'incombenza a domani. Nel frattempo, mi sono proposto di ascoltare e recensire l'ultimo dei Queens of the Stone Age, "Villains". Il tempo libero lo occupo così.
Diciamolo, da quando sono approdati a Matador si sono dovuti adeguare ai gusti dell'etichetta, secondo me: gusti e suoni onirici, complicati ed eccezionali.
Lasciamo perdere i sei anni che sono passati da "Era Vulgaris" a "...Like Clockwork" e anche, a questo punto, i quattro che separano "...Like Clockwork" da quest'ultimo "Villains": in dieci anni le persone cambiano, anche dopo aver digerito alla grande e senza sotterfugi la dipartita di Olivieri e Lanegan, i due mostri. Se questo cambiamento ha portato i Queens of the Stone Age a scrivere pezzi come Fortress, però, la faccenda diventa più seria del previsto. La canzone è un microcosmo da scandagliare, una colonna sonora lineare e senza incidenti di percoso, una macchina perfetta, come l'intero album. Potrei terminare qui di scrivere e mettermi a bomba sulle zucchine ripiene, ma sarebbe una scelta infelice, perchè bisogna parlare, di musica, ne si deve scrivere ad ogni costo. Il disco inizia lento e rock'n'roll, quasi fin troppo hipster e volgarmente cadenzato, con Feet don't fail me, per poi ricadere nelle desertiche e velenose divagazioni tipiche dei QOTSA che tutti conosciamo. The way you used to do Domesticated animals iniziano infatti a premere sull'acre terreno dello stoner più secco, arrivando acide e dirette, sebbene la seconda stenti un attimo a partire, ingolfandosi troppo in un'introduzione lirica ed arpeggiante. Un-reborn again Head like a haunted house sono funamboliche, pur rimandendo nella penombra e schivando un'altisonanza che sarebbe risultata troppo forzata: calibrare e manifestare sembrano infatti le prerogative principali di questo "Villains", che strutturalmente può anche apparire acciaccato e scoordinato, ma che raccolto nella sua integrità non è nient'altro che un progetto dettagliato e invincibile. Anche con gli alti e i  bassi, anche con brani troppo trascinati come per esempio The evil has landed. Insomma, i Queens of the Stone Age sono tornati, ragazzi. Furfanti. Andrea Vecchio

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