8 giugno 2017

Profondo come il mare, torna il cantautore Alessio Lega

E’ un album di storie e di storia quello di Alessio Lega, cantautore classe 1972 diviso fra Lecce e Milano. Storie a volte allegre, a volte tristi, ma che spesso si ricollegano alla storia con la S maiuscola, da eccidi dimenticati a proteste attuali che forse un giorno qualcuno studierà sui libri di scuola. Quello che colpisce subito, nelle tredici tracce di questo Mare nero, è il modo in cui Alessio riesce a coniugare l’amarezza per i fatti raccontati con una leggerezza che si fa beffe dei torti, della morte e di quanto di sbagliato possa esserci al mondo, ed è questo fattore che lo rende un disco da ascoltare attentamente sia nella musica che nelle parole.

Storie e Storia si è detto, fattori che spesso si mischiano. Se l’iniziale allegria di Angelica matta tratteggia una figura che esce dal passato dello stesso cantautore ma che, per l’ascoltatore, può essere un semplice personaggio di fantasia, ben più legati ad eventi realmente accaduti sono la maggior parte delle altre canzoni. La mediterranea Santa Croce di Lecce innanzitutto, col bouzoki a dare enfasi ad una canzone che, senza inutili tristezze, porta alla luce la vicenda di uno dei primi eccidi di lavoratori del dopoguerra, ma anche il ritmo provocante di Ambaradan, che cela musicalmente un po’ della tristezza che appare evidente quando si scopre che quel simpatico termine dialettale è stato, in maniera grottesca, derivato da un terribile massacro tramite gas venefici sul massiccio dell’Amba Aradam, nell’Etiopia colonizzata dagli italiani. Sono anche storie piccole quelle che racconta Alessio, che narrano di un periodo più che di un fatto specifico, e l’emblema di questa anima è rappresentato dalla riproposizione di una canzone scritta da Dario Fo e Fiorenzo Carpi per Ornella Vanoni, Hanno ammazzato il Mario in bicicletta, che tratteggia efficacemente la figura di un brigante d’altri tempi che può quasi rivaleggiare col Sante Pollastri dipinto da De Gregori ne Il bandito e il campione…e si permette pure il lusso di citare il tema del Pinocchio televisivo degli anni 70 (sempre, non a caso, di Fiorenzo Carpi).
E’ un viaggio che porta a galla storie scomode o dimenticate, dalla fine del giornalista Enzo Baldoni rievocata come lettera postuma in Zolletta alla terra bistrattata in Valsusa dalla Tav, rievocata sotto forma di serenata in Maddalena di Valsusa, un percorso che passa dall’amore e le sue incongruenze (Non sarai più sola) per arrivare alla triste realtà di una Milano trasfigurata raccontata attraverso le sue stazioni (Stazione Centrale, cupa rappresentazione di un panorama metropolitano condito da frasi lancinanti come “Siamo arrivati tutti quanti dai confini/Fra le braccia incompiute di pietà Rondanini/Ci aspetta spalancata di ruggine e di vetro/Questa città che mangia senza ridarci indietro”), un’onda sonora che passa agevolmente dalla musica balcanica di Parrajmos (dedicata all’olocausto zingaro) al ritmo oscuro e dolente di Canzone del povero diavolo…tutto questo è Mare nero, un disco multiforme con un’impronta decisa che passa però attraverso tante forme quante ne ha la vita.

Che la visione (politica e di vita) di Alessio Lega piaccia o meno è innegabile che, tanto con la musica quanto con le parole, ci si trovi di fronte ad un disco di cantautorato sopraffino. Il ritmo impresso dalla sua voce in canzoni come Hanno ammazzato il Mario in bicicletta, Santa Croce di Lecce o la conclusiva Petizione per l’affidamento dei figli alle coppie omosessuali è travolgente, ma ognuno può essere colpito da un diverso aspetto di queste tredici tracce profonde ed avvolgenti. Stefano Ficagna

Tracklist:

1, Angelica matta
2. Canzone del povero diavolo
3. Santa Croce di Lecce
4. Hanno ammazzato il Mario in bicicletta
5. Stazione Centrale
6. Non sarai più sola
7. Maddalena di Valsusa
8. Porrajmos
9. Ambaradan
10. Fiore di Gaza
11. Zolletta
12. Mare nero
13. Petizione per l'affidamento dei figli alle coppie omosessuali

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