26 giugno 2017

Rami, l'esordio dei leccesi Noon


Rami è il primo album in studio dei leccesi Noon, ed è uscito lo scorso 15 aprile per Beta Produzioni. Chiediamo scusa per non esserci occupati di recensire il lavoro, quindi, a tempo debito. I brani sono undici, e trovo il disco abbastanza noioso e scontato. Un'inossidabile patina di fredda devozione all'indie rock e al folk naturalistico aleggia purtroppo durante l'intero scorrere del disco, che risulta nell'insieme troppo viscerale, embrionale e a tratti confuso, molto confuso. 
Sono subito andato ad ascoltare, ovviamente, la cover di Annarella, dei CCCP, contenuta in quello Zibaldone post caduta del Muro che è "Epica, etica, etnica, pathos", e devo ammettere che i Noon ne ricavano una divertente versione fresca e accattivante, più ritmica. L'idea di far iniziare la batteria quando arriva il momento di "Finita" è geniale, e la pienezza della rivisitazione viene illuminata da un attentissimo uso della chitarra in un pezzo che, lo sappiamo, di chitarra non ne ha nemmeno l'ombra. Is, la traccia che precede Annarella, è strumentale e messa lì senza un perché, forse, mentre Guerra sugli alberi e soprattutto la leggiadra Heidi 12 A non lasciano nulla di speciale dopo l'ascolto: le introduzioni sono troppo lunghe e prevedibili e nei brani non riesco mai a trovare nulla nulla di nuovo o interessante. Salici riassume in pieno le tangibili capacità creative dei Noon, che sicuramente sanno suonare ed anche bene: Scatola 1 infatti ha un incipit molto Interpol e la cosa mi fa piacere anche se le affinità, per esempio, con Obstacle number 1 vengono smaterializzate dall'ingresso di una voce troppo alta sia come tonalità che come impatto generale sul brano, che andrebbe piuttosto sussurrato. Ma io non sono qui né per insegnare né per indicare come vadano scritte le canzoni, ci mancherebbe altro. Sono qui per dirvi che se dovessi consigliare un gruppo indierock italiano a qualcuno che mi chiedesse suggerimenti, certamente non starei a scomodare i Noon. "Rami" è un album che finge di essere consequenziale. Andrea Vecchio

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