9 maggio 2017

Second hand market, l'esordio un po' confusionario dei The Clipper

Ci troviamo a recensire il disco d'esordio di una band salentina chiamata The Clipper. Il loro disco si intitola Second hand market ed esce per l'etichetta La Rivolta records. Il disco si presenta abbastanza bene dalla  grafica di copertina e siamo incuriositi. Vediamo quindi cosa ci riserva l'ascolto.

In realtà anche il primo ascolto dà un'impressione abbastanza positiva. In generale si tratta di un disco suonato bene, arrangiato bene. Un po' imperfetto sulla voce (Like a passenger e anche qualche nota alta di Try to change the world) ma non è quello il problema. Il fatto è che di questo album rimane poco. Soprattutto per quanto riguarda il fattore legato all'originalità. Le prime due tracce (Lost e Histrionic order) emulano un po' i Kasabian e il rock alternativo inglese degli scorsi anni. C'è qualche richiamo wave nel brano Like a passenger (forse il migliore del disco, insieme a Shiver).  Sad eyes pesca da tutto quel filone ormai antichissimo delle power ballads con una progressione lentissima che esplode sul finale, ma è la musica dei nostri genitori e gli Scorpions facevano le stesse cose negli anni '70. Poi c'è anche un fattore linguistico: il "finto inglese", lingua in cui sono stati scritti i testi del disco. Forse sarebbe stato meglio non pubblicare i testi nel libretto, per prima cosa perché non dicono niente di particolare, e seconda cosa perché il libretto stesso denota una cura pari a zero in quanto i testi sono scritti in modo sgrammaticato. Oltretutto in inglese i versi non filano lisci perché sembrano scritti col traduttore di Google. Forse era meglio cantare in italiano e aver maggiore cura di cosa si dice, sempre che ciò rientri negli scopi della bandMarco Maresca

Tracklist:
1. Lost
2. Histrionic order
3. Like a passenger
4. Shiver
5. Try to change the world
6. I don't care of you
7. Sad eyes

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