15 febbraio 2017

Musica per viaggiatori caldi: ecco l'esordio dei Passenger Side

Nel comunicato stampa di questo album viene fatto notare che gli artisti coinvolti nel progetto Passenger Side non avevano mai suonato queste canzoni assieme, improvvisando su note e parole portate in studio di registrazione da Mario Vallenari (voce e chitarre). Non vorrei sembrare quello con la puzza sotto il naso (nella stessa situazione io, che di teoria musicale non so niente e quando mi chiedono che accordo sto facendo con la chitarra gli faccio vedere la mano e dico ‘questo’, avrei fatto quasi sicuramente peggio) ma il modo in cui è stato concepito questo It means a lot si riflette pienamente nel risultato finale, senza che questo sia un valore aggiunto.

Ci sono due problemi principali nel disco, e sono la voce e gli arrangiamenti. Non che canti male Mario, ma la pronuncia inglese sembra forzata e poco naturale, lasciando un senso di straniamento lungo tutto l’ascolto. Il discorso arrangiamenti merita invece un discorso più ampio, perché in fondo le otto tracce dell’album fanno di tutto per mostrare un panorama musicale sfaccettato e colmo di influenze. Così, andando in ordine sparso, la partenza con Black dawn (anticipata dall’intro pianistico di Last night alive) è intima e malinconica, sorretta da un piano in gran forma (suonato da Lorenzo Masotto de Le Maschere Di Clara) ma irrisolta nel suo andamento che non trova un degno finale, I swear to love you vira verso la ballad con ampi echi folk e qualche accordo di chitarra elettrica per dargli quel tocco indie anni 90 (oltre ad avere un riff iniziale che porta diretti negli anni 80 senza passare dal via), Pieces è uno sfogo rock abbastanza classico in cui vengono lasciate libere distorsioni morbide ed Out, forse la migliore del lotto, mischia pop e rock trovando ancora nel piano il motore trainante e nella ritmica essenziale ma incalzante le energie per far muovere piacevolmente la testa.
Ciò che lascia perplessi di It means a lot è che questa varietà di stili non si riflette in strutture degne di nota, con gli strumenti che danno l’impressione di limitarsi perlopiù al compito ben fatto. Si nota, insomma, che poco tempo è stato passato ad inserire quei piccoli dettagli che in un album come questo fanno la differenza, perché l’urgenza è una bella cosa ma se ci si deve stupire di una Here che piazza a metà brano una chitarra quasi noiseggiante su di un tappeto folk che si completa ad anello ritornando alla placidità della chitarra acustica solitaria…beh, allora qualcosa non va.

Qualcuno apprezzerà la genuinità della proposta, io purtroppo non riesco a trovare nell’esordio dei  Passenger Side la molla che mi faccia scattare la voglia di premere ancora una volta play. Qualche buona idea, episodi malinconici interessanti (ascoltare la title track finale per farsi un’idea) ma la sensazione continua che tutto questo non basti. Stefano Ficagna

Tracklist:

1. Last night alive
2. Black dawn
3. Devil said
4. Pieces
5. I swear to love you
6. Out
7. Here
8. It means a lot

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