30 agosto 2016

Il trip che non ti aspetti: Capitano Merletti viaggia nello spazio a suon di psichedelia e folk

Ho questa brutta abitudine di fregarmene quasi sempre delle cartelle stampa dei dischi che devo recensire. Non fosse per recepire informazioni tecniche, tipo quella relativa al fatto che in questo album tutto è suonato dal solo Capitano Merletti (al secolo Alessandro Antonel), cerco di sapere il meno possibilie di ciò che sto andando ad ascoltare, finendo a volte per prendere delle grandi cantonate rispetto alle aspettative iniziali.

Prendiamo questo Watch out for satellites and asteroids ad esempio: il titolo dell’album e quello delle canzoni mi avevano convinto che mi sarei trovato ad ascoltare qualcosa infarcito di space rock anni 70, invece la vena lisergica pur presente si mischia amabilmente con il folk ed il pop, tanto da farmi venire in mente i Kings Of Convenience (anche vocalmente)...almeno, me li fa venire i mente dopo ore passate a cercare di estrapolare dal mio cervello il nome del duo norvegese, che non ce la faccio a ricordare per più di qualche minuto. Mi capita ad esempio anche con Martin Solveig, probabilmente mi incasina il fatto che è francese ma dal nome lo associo alla Svezia, ma questi sono cazzi miei di cui non fregherà niente a nessuno (se c’è qualcosa che non riuscite a tenere a mente scrivete nei commenti) e che ci stanno solamente perchè dai, abbiam parlato di atmosfere lisergiche, almeno un po’ lasciamoci andare insomma.
Kings Of Convenience si è detto, e basta saltare alla traccia numero cinque Newspaper per avere una buona panoramica al riguardo: rilassatezza folk, cantato soffice ed avvolgente, tastiere ad abbellire il tutto e dare profondità. Le tastiere sono le protagoniste che non ti aspetti (ed organo, farfisa, wurlitzer...chi più ne ha più ne metta), e si dimostrano tali subito dopo l’intro psichedelico Desolate space shell, contaminando Back to planet earth di atmosfere degne di una colonna sonora (non è quindi casuale il riferimento a Piero Piccioni, che scopro da wikipedia essere uno dei più apprezzati compositori del cinema italiano, nel sottotitolo) e mischiandole senza paura con una psichedelia degna della summer of love. Altro grande apporto al risultato finale lo da il basso, che nella traccia di cui sopra e nella successiva Why do you hesitate? contribuisce al viaggio mentale, e possiamo perdonare il fatto che in Time of stars e God sent me a letter tenda a riciclare idee dai brani precedenti.
Danzando abilmente fra la psichedelia e brani dove le chitarre acustiche ed il folk si fanno preponderanti (An egg into the sun e Morning dream su tutte) Capitano Merletti trova anche il tempo di lasciarsi andare alla sperimentazione sonora, con intermezzi strumentali (l’iniziale Desolate space shell, Behind asteroids e la conclusiva Upside-down lone universe) che rappresentano ideali pause nella narrazione di un album che si fa carico di domande ancestrali sul significato della vita sulla terra, sulle nostre percezioni e sull’amore...e sì, questo l’ho letto sulla cartella stampa.

Non il trip che mi aspettavo, ma Watch out for satellites and asteroids fa comunque viaggiare piacevolmente su note ispirate e ben curate. Alcuni brani evidenziano fin troppo una matrice comune, ma per essere il lavoro di un uomo solo faticosamente elaborato nel corso di tre anni questo esordio di Capitano Merletti non può che essere promosso a pieni voti. Fatevi un giro, non ve ne pentirete. Stefano Ficagna

Tracklist:

1. Desolate space shell
2. Back to planet earth (while Piero Piccioni is floating in my damaged brain)
3. Why do you hesitate?
4. Hard times for devils
5. Newspaper
6. An egg into the sun
7. Behind asteroids
8. Time of stars
9. On high hills
10. God sent me a letter
11. Morning dream
12. Opside-down lone universe

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