11 agosto 2016

Eos, i Jenny penny full tra giri di basso e vocalizzi

Si intitola Eos l'album dei Jenny penny full, da Verona. Interessante la dichiarazione d'intenti (in inglese) che la band stampa nell'interno di copertina del digipak. Riassumendola dice che questa musica non è utile e quindi rischia di diventare invisibile, ma se qualcuno la diffonde ne vale la pena, perché è vero che con la musica non si mangia, ma forse almeno si beve, e ciò rende la vita un po' più bella. Interessante perché è forse una chiave per capire cosa anima la vastissima, quasi infinita, produzione musicale italiana di questi tempi, in cui le perle vere sono molto, troppo rare, ma in compenso c'è tantissima musica, anche di discreta qualità, della quale non si capisce forse il senso compiuto, l'urgenza dell'album. E quindi sarà così, che forse non c'è veramente un'utilità. Forse per qualcuno fare musica non è nemmeno lo scopo della vita, ma rende la vita un po' più bella.
Ma passiamo all'album Eos. Il contesto è musicalmente minimale e ci sono due punti forti: il primo è costituito dalle linee vocali della cantante Giulia Vallisari, elaborate e persistenti. Il secondo dalle linee di basso ad opera di Stefano Lanza: intelligenti, curate, artistiche. Il fatto è che il disco si regge davvero molto bene sulle linee di basso (ad esempio nel folk di Of oceans and mountains), ma la voce, come spesso accade in Italia, rischia di accostarsi troppo a quei riferimenti femminili, tipo Elisa, dai quali si fa veramente difficile distaccarsi. Quando il folk della band vira verso il continente americano, la voce vira sul modello di Tracy Chapman, come nel brano Pocket full of stones, con incursioni reggae. Molti non amano, ascoltando una voce femminile, doversi riferire ad un'altra voce femminile. E in questo disco i riferimenti iniziano ad essere troppi, anche se diversi tra loro: Alanis Morrisette, Imogen Heap, Dolores O'Riordan, Insomma si insiste troppo sulla vocalità anni '90. Poi ci sarebbero altre cosette da sistemare, sempre riguardanti l'uso della voce. Ad esempio le seconde voci (maschili) nell'iniziale Freezing orchestra. Perché questo dovrebbe essere un disco sperimentale ma è invece (inspiegabilmente) un disco in cui la voce va sempre in primo piano. Peccato, perché la band, nel suo insieme, ha delle potenzialità e i brani sono evocativi e creano una notevole atmosfera: pur minimalisti hanno un grande potenziale immaginifico. Il brano Aloud, ben fatto, vede invece la presenza del collettivo psichedelico C+C=Maxigross (il quale è anche produttore dell'album). Riassumendo, il potenziale come band c'è ed è sfruttabilissimo. Forse gioverebbe affidarsi un po' di meno alla voce. Marco Maresca

Tracklist:
1. Freezing orchestra
2. Far continents
3. Solar
4. Liquefy
5. Of oceans and mountains
6. Her
7. Pocket full of stones
8. Supernova
9. Aloud (feat. C+C=Maxigross)
10. Eos - reprise

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