9 giugno 2016

IX, non il nono ma il secondo godurioso album di Johnny Dalbasso

Bastano le ritmiche di chitarra baritona con cui parte Lei è (il diavolo per me), brano d'apertura di IX, secondo (e non nono) album di Johnny Dalbasso, per capire che questo sarà un disco che ameremo e che per mesi verrà raramente sostituito da altri ascolti. Siamo davanti a qualcosa che in Italia non c'è, o meglio che solitamente non è fatto così. E quindi, visto che negli ultimi tempi capita raramente di godere musicalmente, accogliamo con gioia questa uscita discografica targata β produzioni / Goodfellas e ringraziamo che ci sono ancora dischi così.

Che dire? Johnny Dalbasso è una sorta di one man band. Il disco è registrato in presa diretta con solo qualche sovraincisione di chitarra baritona e voce. E' quindi una registrazione molto d'impatto, che lascia intatto l'approccio viscerale ed energico di questo strano artista. I brani sono un originale incrocio tra stoner rock, psychobilly, cantautorato italiano. Eh già. Sembrano accostamenti impossibili ma è così. Il tutto scorre molto veloce: in ventidue minuti ci sono nove pezzi più una ghost track (una cover improbabile nelle intenzioni ma riuscita nei fatti, che unisce Un ragazzo di strada dei Corvi e No one knows dei Queens of the stone age). Parlavamo di Un ragazzo di strada: pensandoci bene forse Johnny Dalbasso non voleva omaggiare tanto i Corvi quanto la cover di Vasco, perché se ci concentriamo su cosa fa Johnny Dalbasso, scordandoci per un momento del come lo fa, l'ossatura è quella di un cantautore in stile Vasco. Questa attitudine percorre tutta la seconda metà dell'album, cominciando da Nati dal disordine e Fottiti e concludendo con la finale La donna falegname. Notevoli, comunque, le atmosfere da spaghetti western di LorennaRamon, all'interno delle quali la chitarra baritona ci sta benissimo. Parlando di western sono belle anche le citazioni tarantiniane come un pezzettino di Woo hoo di The 5.6.7.8's, direttamente da Kill Bill, nel brano Fragole. Isabella è il brano migliore e più rappresentativo dell'album, ma anche il resto non scherza proprio. Ad esempio Ti sfido, il pezzo che più di tutti smuove e spacca davvero. Bravo Johnny Dalbasso, hai colpito e affondato come rarissimamente è successo negli ultimi tempi (e poi quando mai capita di citare tutti i brani di un album in una recensione? Quando capita vuol dire che son tutti meritevoli). Marco Maresca

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