28 aprile 2016

John Holland experience, esperienza nel deserto piemontese

Asfalto, nuvole, puzza di benzina, sabbia, polvere, rocce, sudore. Immaginario facile o forse scontato da ricreare, dato il genere, ma solo se sei nato nel deserto americano. Provate a farlo venendo dalla provincia di Cuneo, senza riprodurre soltanto un'immagine ma carpendone lo spirito. Tutt'altro che scontato. Il disco dei John Holland experience è il prodotto che volevo avere tra le mani da tempo. Il fatto che siano italiani è il valore aggiunto di questo album omonimo (primo lavoro lungo della band e coprodotto da: TADCA records, Brigante records & production, Electric valley records, DreaminGorilla records, Scatti vorticosi records, Edison box, Longrail records, Omoallumato distro e Taxi driver records.
Esattamente otto tracce in cui si viene introdotti, trasportati e plasmati da atmosfere calde, colme di ritmi cadenzati e incalzanti come l'orecchio desidera. La batteria si destreggia tra pura ritmica e semplice cornice senza mai mancare di finezze, la chitarra lancia riffoni rotondi e potenti, il basso è un macigno che sorregge ogni composizione. Particolare attenzione va rivolta alla voce: per la scelta del cantato in italiano, per la tipologia dei testi che mai si prendono sul serio e perché finalmente la possiamo sentire utilizzata come uno strumento senza picchi fastidiosi e senza voler primeggiare su tutto il resto (come si usa nelle produzioni italiche). Questo trio sa spaziare sapientemente tra gli stati d'animo: sa quando languire e quando essere incisivo. Quello che avrete la fortuna di ascoltare è il prodotto di tre figli illegittimi di: Jon Spencer blues explosion, Fu Manchu e Funkadelic. Ragazzi che sanno come si fa stoner, ma che ancora prima sanno cosa vuol dire blues. Se poi ascoltate l'album fissando la copertina, chiudete il cerchio in modo ottimale (artwork di pregio composto da Solomacello). Se Ritchie Valens si fosse svegliato nel deserto al cospetto dello sciamano dopo la notte di bagordi col fratello Bob e sotto ci fosse stato questo disco, avrebbe avuto una degna colonna sonora. Lorenzo Stangalini

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