23 ottobre 2015

L'Universo elegante di Gianluca De Rubertis in tutto il suo splendore

L'Universo elegante era in origine un libro di divulgazione scientifica scritto da Brian Greene. L'eleganza stava nel modo in cui la teoria delle stringhe riusciva ad unire senza conflitto la relatività generale e la meccanica quantistica. Gianluca De Rubertis da anni fa la stessa cosa in musica, tentando di unire un'estetica musicale da palati sopraffini con una narrazione che vuole insinuarsi nei meandri di ciò di cui non si può parlare, di tutto ciò che è vita e morte allo stesso tempo, dai più puri effluvi fino ai più sgraditi umori corporei. Difficile ma non impossibile: facendo un parallelismo, negli stessi anni del novecento coesistevano Fernando Pessoa, narratore delle intuizioni più alte dell'animo umano, e Henry Miller, esploratore delle più sgradevoli viscere corporee.

La recensione del nuovo disco di De Rubertis, uscito per l'etichetta MArteLabel col sostegno di Puglia sounds, è possibile solo per analogia col precedente Autoritratti con oggetti poiché il discorso musicale prosegue esattamente da lì. Sono cambiati un po' gli arrangiamenti, più elettronici, maggiormente figli degli ultimi anni. Ma l'estetica è quella. Nel recensire l'album precedente, straordinario proprio perché decisamente non comune, ci eravamo soffermati sull'eccessivo rischio di rifarsi a quel pop raffinato anni '70 dal quale il pop odierno si è distaccato totalmente. Preannunciavamo la possibilità che il disco non riscuotesse i favori del pubblico. Ma il nuovo disco a chi può non piacere? Una moderna eleganza è in ogni nota, in ogni arrangiamento. Gianluca De Rubertis scivola tra sue successioni di accordi sentendosi completamente a proprio agio, ancor più che nel disco precedente. Si parla di Universo dal generale al particolare, dall'umana piccolezza davanti all'infinito nell'iniziale Chiedi alla polvere, alla splendida necessità di amare ogni cosa in Cantico di una creatura. Il singolo Mai più, con una struttura atipica da cantautorato post punk in stile Diaframma degli ultimi anni, è un brano memorabile, in cui la voce di De Rubertis coesiste giocosamente con quella di Amanda Lear. Un esperimento in cui i limiti dell'eleganza sconfinano nel trash e viceversa. La macabra Labbracadabra stupisce, è piena di giochi di parole e parla di cose scabrose come solo il cantautore leccese riesce a fare. Mauro Ermanno Giovanardi dei La Crus è ottimo ospite vocale in Magnifica notte. Il "naso collimante / come arabo aquilotto" di Fiorigami è la perla di un brano da antologia del cantautorato moderno. I giochi di parole, le allusioni, le figure retoriche, le allitterazioni ricamano con sapienza ed amore il disco di un artista che sa come plasmare la propria arte. De Rubertis dovrebbe solo sforzarsi di uscire da quella pericolosissima nicchia in cui finiscono quegli artisti amati da alcuni addetti ai lavori e snobbati dal pubblico. Per fare questo dovrebbe soltanto farsi vedere molto di più, promuovere il proprio lavoro, suonare tanto dal vivo, esporsi mediaticamente. E' tempo di sfruttare l'occasione dell'ottimo disco per uscire dalla dimensione della pura estetica ed iniziare a giocare con la sostanza. Marco Maresca

Tracklist:
1. Chiedi alla polvere
2. Mai più
3. La vita è sogno
4. Labbracadabra
5. Sotto la tua gonna
6. Brucia come brucia
7. Chiaro di luna siderale
8. Magnifica notte
9. Fiorigami
10. Cantico di una creatura
11. Cos'è la vita
12. Quello che resta

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