1 ottobre 2015

Elio e le storie tese aprono lo scrigno dei ricordi coi primi tre album

Elio e le storie tese, ad ogni apparizione mediatica, non mancano mai di far notare che i dischi non si vendono più e che per fare una vita dignitosa gli artisti devono diversificare sempre più le proprie attività (passando da un estremo all'altro, dal Cynar al jingle anti-alcol per il Ministero della Salute, per esempio). Peccato, perché agli esordi la poliedrica band milanese, con il suo approccio demenziale ma mai (eccessivamente) volgare, vendeva, inaspettatamente, e anche parecchio. Ecco quindi un tentativo di svincolarsi momentaneamente dal grigiore delle ultime produzioni, mai totalmente apprezzate dal pubblico più fedele e certamente non in grado di estendere ulteriormente la platea dei potenziali ascoltatori.
I primi tre album, rispettivamente Elio samaga hukapan kariyana turu (del 1989, top-15 tra i migliori dischi italiani di sempre, secondo Rolling stone), Italyan, rum casusu çikti (del 1992) ed Esco dal mio corpo e ho molta paura (del 1993), sono stati quindi ristampati in versione rimasterizzata, ognuno con un DVD di accompagnamento.
La particolarità è che i DVD, che esplorano le varie fasi della storia del gruppo, sono presentati da Paul Bradley Couling, in arte Mal dei Primitives, superstar degli anni '60 ormai abbondantemente in declino. Per esigenze narrative Mal si proclama "produttore segreto" di Elio e le storie tese ed in questo modo rilegge sotto una nuova luce la storia del gruppo. Ad alternarsi con Mal nella narrazione c'è la modella di intimo Tatiana Barbashova, che cambia spesso di "abito" con l'intento di mantenere alta l'attenzione del pubblico maschile in fase puberale.
Il risultato è che nel primo DVD la narrazione è fin troppo presente, mentre nel secondo e nel terzo è solo approssimativa perché Mal lascia subito spazio alla Barbashova, in quanto deve "andare a fare una serata". Nel terzo DVD, peraltro, ad un certo punto l'atmosfera da documentario, che fungeva da intermezzo tra un brano e l'altro, viene interrotta totalmente, per poi riprendere con una brusca chiusura alla fine. Forse i contenuti andavano organizzati meglio.
Simili critiche si possono fare anche per i libretti dei CD, troppo legati ad una ricerca ossessiva della continuità grafica e quindi totalmente diversi dagli originali, che erano vere e proprie opere d'arte. La continuità temporale, invece, viene a mancare, poiché spesso le foto non risalgono al periodo degli album.
Se a tutto ciò aggiungiamo veri e propri errori grossolani di realizzazione del DVD, tra cui errori ortografici, montaggio brusco e approssimativo, contenuti speciali riversati direttamente da VHS senza neanche effettuare un controllo (ha senso lasciare tre minuti di "schermo nero" alla fine di un filmato?), c'è qualche domanda da farsi. Aggiungiamo pure che il remaster probabilmente non è un vero remaster, poiché l'audio non sembra differenziarsi dall'ultima delle varie ristampe effettuate.
Per fortuna c'è da dire che si tratta di dischi che suonavano egregiamente già all'epoca.
Se vogliamo trovare qualcosa di positivo in questa operazione, possiamo ricordare che in questi tre dischi, dal 1989 al 1993, si trovano tutte quelle canzoni entrate ormai nella memoria collettiva e quelle battute e quei modi di dire che sono entrati ormai nel linguaggio comune. E si ha modo, inoltre, di tornare per un istante ad una scena musicale che non c'è più, in cui un gruppo esordiente otteneva il disco d'oro e a pochi mesi dal primo disco (ma non dall'esordio sui palchi, che risale ai primi anni '80) si ritrovava a suonare a Osaka. Un'epoca in cui una band al secondo disco poteva già disporre di palchi enormi, impianto luci di tutto rispetto, riprese video professionali (e non con una sola videocamera fissa, ma con più operatori che girano per il palco). Una band che come terzo disco può tentare un live in studio coi pezzi rimasti fuori dai due precedenti. E poi tante chicche dei vari ospiti apparsi sul palco, tra cui Enrico Ruggeri con ancora i capelli (lunghi) in testa e Francesco Renga giovanotto sovrappeso dal forte accento bresciano.
Più che il faccione di Mal sono efficaci i pochi ma interessanti colloqui con i componenti della band, che per una volta si sono abbandonati ai ricordi.
Quando però si confeziona un prodotto del genere (perché il contenuto musicale è ineccepibile) con così poca cura è vietato lamentarsi se i dischi non si vendono più. Marco Maresca

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