9 giugno 2015

World, il mondo visto dagli Elk

Agli Elk va riconosciuto il merito di non essere ammiccanti. Provengono da esperienze musicali diverse e le fondono insieme, perché "come suoniamo qui non suoniamo da nessun'altra parte": Elk è una possibilità, per i cinque, di fare proprio quel tipo di musica che vogliono fare. L'album è un'autoproduzione ma vede anche la collaborazione di Costello's e per quanto riguarda le registrazioni c'è la mano affidabile di Federico Calvara del Noise factory di Milano.

I brani si giocano spesso su pattern ripetuti di batteria (La Paz) oppure su giri di basso interessanti (The Kimberley). A volte, come in Chicago, è invece la chitarra a creare un loop interessante sul quale si innestano gli altri strumenti. La voce, femminile, si inserisce pacatamente nel quadro generale dei brani ed esprime efficacemente il messaggio di esplorazione geografica ed emotiva, e non sovrasta mai, poiché per l'efficacia del sound del gruppo è giusto così. Il disco è una sorta di concept album ricco di impressioni di viaggio, e quindi anche la scelta di cantare in inglese con soltanto qualche piccola concessione all'italiano si rivela una scelta appropriata. A volte si sfocia nel rock suonato visceralmente, come nella strumentale Wigan, ma il più delle volte i brani sono stralunati e sognanti. Evocano le emozioni dei posti citati nei titoli e mostrano il mondo da una diversa prospettiva, come l'aeroplano della copertina che si diverte a volare a testa in giù.

Quello degli Elk è un disco che non è fatto con l'intento di piacere a qualcuno (e sicuramente non appositamente per piacere a chi recensisce i dischi) e proprio per questo motivo a qualcuno piacerà. Marco Maresca

Tracklist:
1. Victoria
2. La Paz
3. Gialos
4. Beirut
5. Chicago
6. Wigan
7. The Kimberley
8. London
9. Ulysses
10. Hokkaido

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