1 aprile 2015

Intervista ai Verdena, venerdì in concerto al Phenomenon di Fontaneto

Sono una delle band più rappresentative del rock made in Italy, i loro dischi sempre curatissimi vengono accolti con grande favore da critica e pubblico, anche se loro - i Verdena - sembrano non assecondare mode o "filoni" musicali predefiniti. E' stato così anche con Endkadenz vol. 1 sesto album pubblicato nel gennaio scorso al quale ha fatto seguito un tour trionfale che sta facendo segnare sold out in club molto importanti e che venerdì sarà nel novarese, al Phenomenon di Fontaneto d'Agogna.
Per l'occasione abbiamo intervistato Roberta Sammarelli, rivolgendole anche qualche domanda inusuale, per conoscere un po' meglio la band di Bergamo che sembra non sbagliare mai un colpo.

Ascoltando Endkadenz ho apprezzato la cura dei dettagli, come sono nate canzoni con sonorità così diverse dai lavori precedenti?
Abbiamo iniziato a lavorare in sala prove inizialmente senza un'idea precisa e per un anno abbiamo raccolto molto materiale, sperimentando nuove soluzioni, nuove vie. Successivamente abbiamo selezionato il materiale lavorando sulla costruzione di quelle che poi sarebbero diventate le ventisei canzoni che avrebbero costituito il disco, poi diviso in due volumi. In fase di registrazione abbiamo ulteriormente sperimentato, aggiungendo anche molti strumenti inconsueti e pedali per ottenere un suono che ci convincesse davvero.

Che scaletta proporrete al Phenomenon?
Ovviamente la scaletta sarà incentrata sulle canzoni del nuovo disco, ne suoneremo almeno 11 su 13. Poi andremo a pescare da tutti i lavori precedenti, suonando uno o due prani per ciascuno di essi. La scaletta ai nostri concerti varia continuamente. E' fondamentale non ripetersi. Il concerto varia molto a seconda della serata.

Credi che il vostro pubblico attuale sia lo stesso che vi seguiva ai tempi di Valvonauta?
Una parte del pubblico è la stessa, molti dei nostri fan sono cresciuti con noi. Qualcuno ha messo su famiglia e magari pur comprando il disco frequenta meno i concerti; altri sono fedelissimi. Ci sono poi fan nuovi, alcuni sono i fratelli a cui sono stati "passati" i nostri dischi. 

Negli ultimi anni il successo di alcuni progetti musicali è stato costruito sul web più che ai concerti. Cosa pensi di questa situazione la cui diffusione è crescente?
Non so a bene a chi ti riferisci, per quanto ci riguarda il nostro è un progetto musicale per così dire "vecchio stampo". Credo che la musica debba rappresentare il metro di giudizio per cui una band deve essere valutata, la musica deve rappresentare il fulcro di tutto, poi ciascuno può scegliere le strategie di marketing e di promozione che preferisce, ma alla base di tutto c'è la musica e il lavoro.

Che rapporto avete con i social network?
Non li usiamo molto, siamo una generazione anni Novanta. Abbiamo aperto un profilo Istagram ma in generale non dedichiamo molto tempo ai social, se non magari per informarci e per osservare quello che fanno gli altri.

Come scegliete le band per le vostre aperture? Date spazio ai giovani?
In questo tour le prime nove date sono state aperte dai Jennifer Gentle, ora stiamo suonando senza aperture. In generale chiamiamo per le aperture band che ci piacciono, con cui ci troviamo bene prima di tutto a livello umano, con cui si crea una condivisione. Ci fa anche piacere dare un aiuto in termini di visibilità a gruppi che ci piacciono, ma che hanno un riscontro meno ampio del nostro.

Tra i dischi del 2015 hai ascoltato qualcosa di particolarmente interessante (anni fa leggendo una tua intervista avevo ad esempio scoperto i Madrigali magri, che altrimenti non avrei mai conosciuto)?
Purtroppo ultimamente mi sono un po' fermata nella ricerca e nell'ascolto di nuovi dischi. Il tempo è sempre troppo poco. Sono dispiaciuta ma davvero non saprei darti qualche dritta sui dischi del momento.

Cosa pensi dei festival musicali italiani. Sono meglio o peggio di quelli all'estero?
Il successo di un festival dipende molto dal pubblico. Capita che 200mila italiani prendano l'aereo per andare a un festival a Barcellona o in Ungheria, mentre in Italia i festival di solito non hanno altrettanto seguito. Va anche detto che alcuni eventi sono mal organizzati, suonare in un parcheggio di cemento non invoglia né il pubblico né i musicisti, sono pochi gli eventi davvero interessanti, uno dei più belli che mi sento di segnalare in Italia è il Siren Festival che si svolge a Vasto, in Abruzzo.

Cocaina e musica, è un binomio così forte (mi riferisco ad esempio alla canzone Il vaso di Pandora in cui Umberto Maria Giardini mette sul piatto l'amore dei musicisti milanesi per la polvere bianca)?
Noi veniamo da Bergamo e siamo un po' distanti da certe dinamiche che non ci appartengono. Abbiamo forse abitudini più da "nonni", altre usanze... Comunque credo che più che il binomio musica/cocaina si debba riflettere sulla diffusione della cocaina nel periodo storico che stiamo attraversando.

Cosa dobbiamo aspettarci dal secondo volume del vostro disco, e quando uscirà?
Non so dirtelo ancora con precisione, presumibilmente prima dell'autunno. Il secondo volume di Endkadenz conterrà altre tredici canzoni, sullo stile del primo volume ma con atmosfere differenti.

Intervista di Roberto Conti

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