29 novembre 2014

L'ammiccante esordio di Luca D'Aversa

Il primo disco di Luca D’Aversa, omonimo, esce per Sunny Bit e probabilmente è destinato a fare breccia nei cuori dei più. Sì perché la ricetta è semplice e genuina: undici tracce di cantautorato italiano leggero e melodico che si esprimono testi leggiadri e rilassanti.
Non a caso Troppo poco, canzone con la quale si apre l’album, è stata scelta nella colonna sonora di Confusi e felici, commedia italiana “politically correct” appena uscita nelle sale cinematografiche. Insomma, sembra andare tutto bene, per il giovane artista romano.

Addentrandoci nel disco, però, non si viene catturati all’istante. I brani sono ovviamente orecchiabili sin dal primo ascolto, e dopo la pace della sovracitata Troppo poco l’atmosfera si fa più variegata ed esagitata con Margherite. Anche Non mi lamento la vedrei bene in una colonna sonora di una commedia italiana, magari sul lavoro o su un fallimento universitario. Ma non bisogna farsi compromettere dall’ammiccante musicalità del mainstream di Confusi e felici : in questo lavoro Luca D’Aversa si impegna al massimo a dare al suo primo full-lenght un’impronta del tutto personale e veritiera, in modo sicuramente sagace ed appariscente ma senza mai strabordare o cadere nell’ovvio. Anche a livello musicale, se si ascoltano attentamente Su di una nuvola (a mio parere il brano più bello dell’intero album) o Barattoli, verace ed intelligente ballata indierock che ha come tema la marmellata e le caramelle. Ammiccamenti a Brel ne Il bagaglio, dove i ritmi sono scanditi da una sapiente parte vocale tutta incentrata sul pronome personale “io”.

Luca D’Aversa ci fa ascoltare, quindi, un disco sicuramente scritto e strutturato per farsi piacere ma non per questo privo di sincerità e buoni, anzi buonissimi, spunti. Non è però un disco che si mette nell’mp3, non c’è nessun episodio aggressivamente incalzante che faccia scoccare la scintilla. Ma siamo solo agli inizi, credo. Andrea Vecchio

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