21 luglio 2014

Nada è âgé ma conquista anche i giovani indie con Occupo poco spazio

Ascoltare il nuovo album di Nada mi ha fatto capire che questa ragazza degli Anni Sessanta è un'artista che ha molto da insegnare. Con il suo Occupo poco spazio mi ha impartito una lezione di vita che può farmi solo bene.
Rimettersi in gioco... sempre... continuare a cercare l'essenza e guardare dritto avanti aprendo nuove porte. Mai smettere di sperimentare.
Lei si lascia alle spalle con disinvoltura il suo ieri e affronta con determinazione l'oggi proiettato nel futuro. Il suo disco (dieci brani) poi potrà piacere oppure o no, ma questa donna ha tutto il mio rispetto.
Violini, violoncelli, trombe, chitarre, pianoforte e tanto altro ancora in questo lavoro in cui si sente una sorta di ispirazione alla Bertolt Brecht.
Parte subito con parole che fanno riflettere (se si ha voglia di farlo come sempre) accompagnate da un'alta qualità musicale in La mia anima, per proseguire con il brano che dà il titolo al disco in cui gli strumenti a corda scelti non sono casuali. Lei se ne sta lì a raccontare una vita di sensazioni su questa musica perfetta... c'è un'orchestra che appare e scompare tra le tende rock.
Tutto l'album è un insieme di ispirazioni musicali che si assemblano con maestria. La terrorista inizia con un pezzo d'opera e poi una chitarra sincera e generosa accompagna Nada nella sua drammatica recita ispirata da cruda realtà. Auguri, e di nuovo un attacco di violino che ritma i versi e lo scandire del tempo. Un ensemble orchestrale elegante e teatrale. C'è un bell'esempio operistico alla Brecht nel brano Gente così, ma spazio anche all'alt rock di buonissima fattura  ne Il tuo Dio.
Orchestrali e Oriente Sulle rive del fiume, il brano che chiude l'album usando la più semplice tra le parole che concludono: Fine. Alessandra Terrone

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