21 luglio 2014

Giotto e Goya nella Museica di Caparezza

Qualsiasi cosa io possa pensare, dire o scrivere su Caparezza potrebbe essere usata contro di me. In questo Capa è ancora più pragmatico del solito (anche un po' più arrabbiato direi) e non lascia spazio a chi non ha la mente almeno un po' aperta per captare i pensieri sparati come razzi dai suoi brani. Te lo dice senza giri di parole (cosa che mi piace molto) facendo il buttafuori all'entrata del suo disco (Canzone all'entrata). In sintesi: banali, ipocriti, incoerenti, voi che sapete sempre tutto e non sapete un cactus, State fuori!



Bene, sono abbastanza incosciente. Io entro.
Ci sono i cori da armata russa e tanta ironia in Avrai ragione tu. Non sarò un'esperta di rap, ma Caparezza per me è un rapper ma soprattutto un autore di primissima qualità. Mica Van Gogh è la mia preferita dell'album.
In Non me lo posso permettere ha infilato questo violino che rende il pezzo decisamente originale, come se ne avesse bisogno poi. Figli d'arte è un bel pezzo rock. Saltare senza fermarsi.
La spontaneità di Caparezza fa sembrare il suo lavoro ancora più geniale, ma è solo un musico che dà voce ai pensieri suoi e di molti di noi. Lui dice le cose che vede intorno a sé con la sua rabbiosa ironia col coraggio che manca a troppi. Urla la verità che ti arriva dritta come un cazzotto nello stomaco per poi spiazzarti con un sax avvolgente che però introduce l'allucinato punk rock del brano seguente (Comunque Dada).
Gli anni Sessanta vengono presi come riferimento per Giotto Beat, ma ricordarsi che per trovare una prospettiva serve l'oculista.
C'è ovviamente tanta attualità e politica nel lavoro di questo artista, ma è uno che ha sempre molte cose interessanti da dire e lo fa bene usando la sua musica.
Ancora tanto da ascoltare in questo album che ha ben 19 tracce. Da Tutto a metà in cui non si porta niente a termine su un sound elettro a Cover in cui il suo rap si fonde amabilmente con rock e blues, c'è spazio per la psichedelia delle Teste di Modì e poi China Tour con la sua intro al piano e il gioco di parole. China è l'inchiostro attraverso cui si può scrivere il capolavoro della propria esistenza anche se fosse rappresentato da una sola parola. E' la China universale. Per uscire da Museica devo passare da Canzone all'uscita. Sono fuori (dal disco si intende...). Alessandra Terrone

Nessun commento:

Posta un commento