22 luglio 2014

Con Un'America Il Triangolo punta su suoni sporchi e decisi

Il triangolo no, non l'avevo considerato. E neanche gli Il Triangolo, band di Luino giunta con questo Un'America al secondo disco e di cui conoscevo solo il nome prima di imbattermi in questi nove brani. Un mix sonoro di svariate influenze, da quelle nostrane Anni 60 a suggestioni new wave che ultimamente vanno per la maggiore, il tutto inserito in un contesto che rimanda qua e là ad un immaginario esotico.

Per esempio con l'iniziale title track, che dopo i fuorvianti cori da punk oi si dimostra invece un ottimo esempio di rock incisivo sporcato da ritmi più consoni all'elettronica, tappeto sonoro su cui si appoggia la voce squillante di Marco Ulcigrai abile a creare con le parole immagini evocative di popoli lontani. Seppur a tinte più scure, ed anche più efficaci, segue la strada segnata anche la successiva Icaro, ancor più caratterizzata da sonorità new wave che fanno capolino in maniera massiccia anche in Con lei. Non solo di momenti potenti e ritmati è fatto però questo album, e non c'è solo la reprise chitarra-voce dal sapore nostalgico di Un'America nel finale a testimoniare il lato più intimistico della band.
Già Varsavia sposta il tiro verso un'aura più cantautorale, vicina come intenzioni ai milanesi Io?Drama (anche se molta della somiglianza è dovuta al timbro vocale dei due cantanti), non disdegnando però una progressione continua verso sonorità sempre più distorte. Tocca quindi ad Avanti sviluppare appieno questo lato, sfruttando in maniera perfetta un testo poetico e melanconico che a parte qualche zoppichio iniziale si dimostra il migliore di un lotto assolutamente di prim'ordine.
Emergono poi debiti d'ispirazione con le sonorità nostrane Anni 60, riproposte in maniera modernizzata con La playa ed i suoi ritornelli granitici ed in maniera più affine alla tradizione con Martedì di settembre, che col suo mood gioioso eppur malinconico lascia intravedere qualche affinità coi romagnoli Cosmetic nei loro momenti più d'atmosfera. Non convince invece nelle sue suggestioni etniche la ripetitiva Oradarada, priva di momenti veramente significativi e a cui non basta la pausa centrale per guadagnare maggior carattere.

Una piacevole scoperta questi Il Triangolo, capaci di unire suggestioni provenienti da ogni dove in un miscuglio sonoro personale e curioso. Si perdono un po' nel finale (vestire di panni più intimistici l'iniziale Un'America è più un divertissement fine a sé stesso che qualcosa di cui si sentiva la necessità), ma per il resto dell'album riescono a giostrare abilmente fra ritmi sfrenati e momenti malinconici senza che queste anime stridano: sicuramente un risultato non da poco. Stefano Ficagna


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