Il
triangolo no, non l'avevo considerato. E neanche gli Il Triangolo, band di
Luino giunta con questo Un'America al secondo disco e di cui conoscevo solo il
nome prima di imbattermi in questi nove brani. Un mix sonoro di svariate
influenze, da quelle nostrane Anni 60 a suggestioni new wave che ultimamente
vanno per la maggiore, il tutto inserito in un contesto che rimanda qua e là ad
un immaginario esotico.
Per
esempio con l'iniziale title track, che dopo i fuorvianti cori da punk oi si
dimostra invece un ottimo esempio di rock incisivo sporcato da ritmi più
consoni all'elettronica, tappeto sonoro su cui si appoggia la voce squillante
di Marco Ulcigrai abile a creare con le parole immagini evocative di popoli
lontani. Seppur a tinte più scure, ed anche più efficaci, segue la strada
segnata anche la successiva Icaro, ancor più caratterizzata da sonorità new
wave che fanno capolino in maniera massiccia anche in Con lei. Non solo di momenti
potenti e ritmati è fatto però questo album, e non c'è solo la reprise
chitarra-voce dal sapore nostalgico di Un'America nel finale a testimoniare
il lato più intimistico della band.
Già Varsavia sposta il tiro verso un'aura più cantautorale, vicina come
intenzioni ai milanesi Io?Drama (anche se molta della somiglianza è dovuta al
timbro vocale dei due cantanti), non disdegnando però una progressione continua
verso sonorità sempre più distorte. Tocca quindi ad Avanti sviluppare appieno
questo lato, sfruttando in maniera perfetta un testo poetico e melanconico che
a parte qualche zoppichio iniziale si dimostra il migliore di un lotto
assolutamente di prim'ordine.
Emergono
poi debiti d'ispirazione con le sonorità nostrane Anni 60, riproposte in maniera
modernizzata con La playa ed i suoi ritornelli granitici ed in maniera più
affine alla tradizione con Martedì di settembre, che col suo mood gioioso
eppur malinconico lascia intravedere qualche affinità coi romagnoli Cosmetic
nei loro momenti più d'atmosfera. Non convince invece nelle sue suggestioni
etniche la ripetitiva Oradarada, priva di momenti veramente significativi e a
cui non basta la pausa centrale per guadagnare maggior carattere.
Una
piacevole scoperta questi Il Triangolo, capaci di unire suggestioni provenienti
da ogni dove in un miscuglio sonoro personale e curioso. Si perdono un po' nel
finale (vestire di panni più intimistici l'iniziale Un'America è più un
divertissement fine a sé stesso che qualcosa di cui si sentiva la necessità),
ma per il resto dell'album riescono a giostrare abilmente fra ritmi sfrenati e
momenti malinconici senza che queste anime stridano: sicuramente un risultato
non da poco. Stefano Ficagna
Nessun commento:
Posta un commento