17 ottobre 2013

Ashram equinox è il capolavoro strumentale dei Julie’s Haircut

I Julie’s Haircut sono uno di quei gruppi che devi aver visto dal vivo. Io li ho visti dal vivo, circa dieci anni fa. La gente se ne ricorda il nome, ricorda che giravano tantissimo, ma in pochi li hanno seguiti realmente, durante la loro carriera. Ed è un vero peccato. Perché dopo quasi vent’anni di carriera avrebbero meritato di più, molto di più, da parte di chi millanta di seguire le varie scene indie ed affini da tempi più che remoti. 
Sono arrivati al sesto album, nel frattempo. Esce per Woodworm e si intitola Ashram equinox. Un lavoro totalmente strumentale: una novità per i Julie’s. Dall’acclamatissimo (e bellissimo) Stars never looked so bright, infatti, la band ha prodotto una quantità infinita di musica a cavallo tra la psichedelica ed il rock, una perfetta commistione tra new e wave, inventando sonorità totalmente nuove e cantando in maniera veramente british, con il grande merito di non copiare o trasmutare nulla. Il disco parte con Ashram e lo fa con pianoforte e basso: nulla di più semplice. Si passa in seguito dalla meditazione alle atmosfere da telefilm poliziesco anni ’80, con più chitarre e batteria. Johin si diverte a giocare con sintetizzatori e charleston, Taarnaci riporta alla California targata 31G e Arab on Radar, mentre Equinox sembra scandire i passi di un duello all’Ok Corral per poi perdersi in un sottobosco di sussurri e grida. I Julie’s Haircut sperimentano lo sperimentale e sembrano prenderci gusto ed è indubbio, comunque, che il risultato sarebbe stato certo. Sator è il naturale proseguimento di Equinox: ne riprende la trama per poi diventare sempre più ritmata sino al brusco stop finale, scandito da pochi arpeggi e volumi in fading. Vorrei sapere cosa ne pensano gli Offlaga Disco Pax, colpevoli di aver sbeffeggiato i Julie’s in più e più occasioni, di Ashram Equinox: se lo shoegaze sta tornando di moda, buon per loro. Ma non ci vengano a dire che Cavriago produca musica più interessante di quella che scalfisce i ritmi nella paranoica Emilia dei Julie’s Haircut. Esattamente quella cantata dai CCCP, lei. Andrea Vecchio

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