6 settembre 2013

Le atmosfere dei JoyCut che ipnotizzano con un disco strumentale

Può un disco quasi esclusivamente strumentale risultare entusiasmante anche per un ascoltatore non appassionato della band in questione? Certo che sì. La dimostrazione è rappresentata dall'ipnotico Pieces Of Us Were Left On The Ground (si scriverebbe tutto attaccato)il nuovo lavoro dei JoyCut in uscita il prossimo 19 ottobre, anticipato nell'anteprima all'Europavox Festival 2013.
L'album della formazione bolognese arriva dopo Ghost threes Where... Disappear e rappresenta un ritorno particolarmente atteso.


Piece of us rappresenta quello che abbiamo perso o abbiamo lasciato dietro di noi guardando avanti incuranti di tutto il resto... e si alza un grido che non ha voce. Berlin invece si fa notare per il sapiente uso dell'effettistica.
Come anticipato, si tratta di un'opera strumentale dalla prima all'ultima traccia, con la sola eccezione di 1-D e in parte Save: questo disco si lascia ascoltare immaginando di sovrapporre immagini in continuo movimento.
Quindici tracce che esplorano i territori dell'ambient, tra sintetizzatori e strumenti sui generis, spesso nati dalla ricerca, come i tubi percussivi riciclati, utilizzati nelle registrazioni. La stessa band capitanata da Pasquale Pezzillo ha definito il disco "un salto consapevole nell'abisso", un baratro peraltro piacevolissimo, in cui c'è un po' di tutto: luci, ombre, poesia, giovani vite, morte, salvezza e chissà quanto altro che non sono riuscita a cogliere.
Un inizio deciso per non lasciare dubbi con Wireless. L'attacco (e non solo) di Drive fa tornare in mente i Police (qualcuno si ricorda quel motivo che faceva “Please don't stand so close to me”?), poi elettronica di ottimo livello, che crea atmosfere ossessive e ritmate: non posso non citar Dark Star, la mia preferita del disco.
Con 1-D una voce all'improvviso interrompe la musica e diventa essa stessa parte di questa colonna sonora ambient. Funeral ha un titolo davvero azzeccato con un finale in crescendo di grande phatos.
Tra gli altri brani, Evil, con un inizio dark come il titolo lasciava presagire, incita ad una sorta di viaggio introspettivo.
I JoyCut, da sempre impegnatissimi nella sfera ambientale, non si risparmiano neanche questa volta con la ricerca musicale inesauribile iniziata ormai dieci anni fa con l'ep AnyfliesPiecesOfUsWereLeftOnTheGround è un disco davvero difficile da descrivere, ideale da ascoltare, in particolare per chi non ha bisogno di troppe parole. Alessandra Terrone

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