1 luglio 2013

The Earth cries blood, l'oscuro e sofferto nuovo album del progetto The child of a creek

The child of a creek è un progetto musicale dietro al quale c'è il compositore livornese Lorenzo Bracaloni. Il primo lavoro musicale di Lorenzo risale a quasi dieci anni fa. Di album in album, la sua musica si è evoluta e ci troviamo ora davanti al nuovo disco intitolato The Earth cries blood. In un certo senso, The Earth cries blood è una parte di un lavoro più ampio: gli altri brani finiranno su Quiet swamps, un altro album ancora in fase di pubblicazione. L'etichetta è Seahorse recordings, che con Audioglobe in Italia si occupa anche della distribuzione del disco, ma la cosa interessante è che l'album verrà distribuito anche in Inghilterra e addirittura negli USA (da due diverse etichette). A testimonianza che il genere musicale di The child of a creek, per quanto insolito in Italia, può avere estimatori in mercati discografici diversi dal nostro. Ma veniamo alla particolarità di The Earth cries blood: l'oscurità, la sofferenza. Afferma l'autore: “Ho scritto e composto The Earth cries blood in un periodo difficile della mia vita. E’ un disco molto autobiografico dove la mia persona è messa a nudo come mai prima d’ora. Il disco racconta ricordi, sensazioni, sogni vividi, disperazione, peccati, speranza, colori, vita, morte, gioventù, deterioramento. Registrato in un angolo della casa, in disparte, con lo sguardo lucido rivolto alla finestra fredda, questo lavoro esprime un parallelo oggi più che mai necessario: quello tra le sofferenze dell’Uomo, solitario e diffidente, e le sofferenze della Madre Terra, sempre più lacerata ed incattivita. Così, l’Uomo piange sangue, la Terra piange sangue in un circolo unico ed indissolubile". In effetti, nei brani emerge un sanguigno rapporto con la terra ma anche con l'oscurità. E' un disco per certi versi (e ovviamente con le dovute distanze) tecnicamente simile al mitico Ommadawn di Mike Oldfield, per la moltitudine di strumenti utilizzati: chitarre di tutti i tipi, flauto, piano, piano elettrico, organo, arrangiamenti d'archi e sintetizzatori. Le atmosfere, come detto, sono cupe, e lo diventano ancora di più verso la fine, con Don't cry to the Moon, brano in cui alla voce dà il suo contributo Andria Degens, in arte Pantaleimon, artista che già collaborò coi Current 93, altro progetto noto per la mistica spiritualità dei propri album. I ripetuti e ripetitivi giri di chitarra sui quali si sviluppano le canzoni di The Earth cries blood, e gli strati sonori che si intrecciano come le fronde degli alberi, vengono superati dalla cristallina voce di Lorenzo (splendidamente in inglese) che porta tutto su un livello alto e mistico. Un album che, per quanto complesso e sofferto, in realtà giunge subito all'ascoltatore e al contrario di quanto potrebbe sembrare non richiede molti ascolti per essere compreso, poiché il messaggio è di qualità e non è soltanto un esercizio musicale di composizione e di progressioni. Anche se le ambizioni sono elevate, forse anche un po' troppo, per i mezzi a disposizione. Sicuramente un lavoro da premiare, cosa che prontamente facciamo quando ci arrivano dischi così diversi dal solito. Marco Maresca

Tracklist:
1. Morning comes
2. Remembrances                                                                    
3. Journeys of solitude and loss
4. Leaving this place
5. Black storms fly high
6. Terrestre
7. The long way out
8. Birds on the way home
9. Don't cry to the Moon
10. My will to live
11. The Earth cries blood

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