6 novembre 2012

Dio c'è, tornano i Numero 6, anche se sembra Amen


In Italia volte per scoprire rock d’autore di pregevole fattura bisogna rivolgersi alle etichette indie. E’ il caso dei genovesi Numero 6 che, sulle scene da anni ogni tanto tornano a battere un colpo, e che bel colpo è l'ultimo Dio c'è. Un album dal titolo accattivante in cui disagio giovanile, sarcasmo sui giorni della crisi e storie di vita abitudinaria sono la trama di un lavoro di un gruppo che in questo modo si presenta con un aspetto piuttosto interessante.
Dal punto di vista musicale ci sono molti richiami ai primi R.E.M. e ai Wilco (Scappa via, Crash e il singolo Fa ridere), senza tralasciare recenti idoli nostrani come i Negramaro (66) e soprattutto i Baustelle (come ben si percepisce nella cruda Donatore di coglioni). Si tratta di un pop-rock fresco e diretto accompagnato da testi cinici e critici, nei quali l’inquietudine giovanile subentra ad un apparente disimpegno.
Per questo la band di Michele Mezzala Bitossi somiglia molto a quella di Francesco Bianconi, gli illustri Baustelle per l’appunto. Nella loro poesia sincera e pagana, i Numero 6 esprimono il loro nichilismo nei confronti di un mondo fin troppo “bastardo”. Il nichilismo da un lato si tramuta in ironia (Dio c’è, la Zen Circus-iana A chi è infallibile) e dall’altro in rassegnazione (La vita sbrana e Mi arrendo).
Ma sono tutti temi, stati d’animo, che non possono lasciare indifferenti. L’inquietudine giovanile di Dio c’è si traduce in musica di ottima fattura, tra indie di valore (Wilco, Maximo Park e Pixies, giusto per fare qualche esempio) e nuove idee cantautorali italiane (Baustelle, Brunori Sas e Zen Circus). E in un momento storico come questo, in cui il rock italiano regala poche emozioni, è una bella fortuna aver trovato nuovi idealisti come i Numero 6. Marco Pagliari

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