13 novembre 2012

Apriti Sesamo, è un giovanil Battiato (ora anche assessore alla Cultura)


Non ha mai detto “basta” nonostante le sue 67 primavere ed è tornato con l’ennesimo disco della sua quasi quarantennale carriera. Apriti sesamo è l’album in studio numero 27 per Franco Battiato, un lavoro in cui sfodera tutto il suo pop di cultura, tra passione per la cultura araba (il titolo del disco, nonché della conclusiva title track è ispirato all’opera Sherazade di Rimski Korsakov) e per la tradizione classica (vedi Gluck in Caliti juncu).
Firmato in compartecipazione del suo fido Manlio Sgalambro e accompagnato da strumentisti di grande prestigio (Simon Tong dei Verve alla chitarra e addirittura Faso degli Elii al basso!), il maestro catanese sfodera canzoni dove si ritrovano le atmosfere care al Battiato di sempre: il misticismo più sfrenato (Un irresistibile richiamo), la filosofia antropologica (Aurora, dove si può percepire idealismo quasi kantiano: “La Mente è qualcosa di stupefacente, un tesoro, che soddisfa il desiderio, uno scrigno di ogni possibile cosa”) e solennità plurilinguistiche (il ritornello in inglese in La polvere nel branco e la citazione dantesca in Testamento: “Fatti non foste per viver come bruti, ma per seguire virtude e conoscenza”).
In un contesto puramente synth pop, in cui tastiere, sintetizzatori e armonie classicheggianti e ricercate fanno da padrone, il cantautore siculo sussurra con la sua solita dolce acuta narrazioni di vario genere, saltando cronologicamente da un’epopea storia all’altra. Come ben si sa, la sua grandezza sta nel fatto di sorprendere sempre con la sua ricercatezza, aiutato sapientemente dal mentore Sgalambro.
Nonostante la sua classe e la sua raffinatezza Apriti sesamo non va considerato un capolavoro, ma solo un disco riuscito. Non c’è infatti la totalità musicale rintracciata in Gommalacca e Ferro battuto (per non parlare delle pietre miliari degli anni ’80). Sospeso tra l’immediatezza (Passacaglia e l’intimista Quand’ero giovane) e la magniloquenza (Il serpente, Testamento e Apriti sesamo), Battiato usa ancora la bacchetta magica incantando quanto basta. D'altronde la sua classe ormai non ha più bisogno di presentazioni: quarant’anni di ricerca di suoni e di infiniti orizzonti culturali sono dalla sua parte. Marco Pagliari

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