12 giugno 2012

Melodici ed emozionanti, ritornano i Maximo Park con The national health


A tre anni di distanza da Quicken the earth riecco i Maximo Park con The national health, il loro quarto lavoro in studio. Un concept album dal titolo programmatico costruito attorno al  tema “di riprendersi il controllo della propria vita e di avere la forza di cambiare la propria vita in un periodo di recessione”, come giustamente sottolinea il leader Paul Smith a ‘Nme.com’.
Ma chi sono i Maximo Park? Sono una band di Newcastle attiva da una decina d’anni (si sono formati nel 2001) il cui sound è una miscela azzeccata tra il rock d’autore e i suoni sintetici degli anni ’80. Si rifanno molto al mod dei Jam e all’indie-rock dei primi R.E.M. e in questo ultimo disco si trovano tracce di electro-pop alla Depeche Mode, presenti soprattutto nel primo, tenebroso singolo Hips and lips.
The national health rappresenta l’evoluzione continua degli MP, che confermano quanto di buono fatto sentire nei primi due album (Apply some pressure e il bellissimo “Our Earthly Pleasures”) con l’aggiunta di melodie più ricercate ma non per questo meno melodiche. L’intro intimistico When I was wild è il preludio alla title track, esemplare per descrivere lo stile del complesso britannico: ritmi martellanti e decisi con una tastiera che fa da protagonista.
The undercorrents, quarto pezzo dell’album, è probabilmente il momento più intenso di The national health: la chitarra arpeggia in stile R.E.M. e la voce carica di pathos di Paul Smith fa il resto. Write this down, costruita su un tappeto sintetico di tastiere è la canzone che i Franz Ferdinand devono ancora scrivere. Poi è il turno di Reclutant love, che ribadisce le linee melodiche più procacciate dagli MP, sempre ritmate e “easy” pur senza risultare banali.
Until the earth would open è un’altra accelerata a metà tra gli Strokes e i R.E.M. in cui la riconoscibilissima chitarra Rickenbacker di Duncan Lloyd ispira tutti gli altri compagni di squadra. Più cupa Banlieu, dove la voce di Smith diventa bassissima (così come nel singolo Hips and lips), a testimoniare che il frontman ha trovato uno stile molto più versatile rispetto al passato.
Il mod anni ’60 dei primi Who si ritrova in Take me home, prima della ballata solo voce-chitarra-violoncello Unfamiliar places, unico vero momento di respiro in una corsa a cento all’ora. A chiudere il disco la scarica elettrica di Waves of fear, ottima conclusione di poco più di 40 minuti ascoltati tutti d’un fiato che restano sigillati nella mente.
E’ per questo che va premiato The national health, che permette ai Maximo Park di raggiungere standard altissimi dopo aver fatto molto bene nei lavori precedenti. Poche le note stonate (solo il singolo Hips and lips non convince fino in fondo) in un disco ben costruito, ben suonato e ben indirizzato. Peccato che nel loro tour non ci sia neanche una data italiana: farebbe felici gli ascoltatori, oltre che far conoscere gli MP alla gran parte del pubblico nostrano. Marco Pagliari

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