22 maggio 2012

Dalla giacca alla T-shirt: ecco i nuovi Amor Fou

Gli Amor Fou spiazzano pubblico e critica con un disco elettronico e danzereccio, che abbandona l'immagine dandy e decadente che si erano mirabilmente costruiti con i due album precedenti, La stagione del cannibale e I Moralisti.
Un suicidio per una band che era riuscita meglio di altre a creare un ben determinato tipo di fascinazione? No, anzi. All'insegna del "cambiare è bello", Raina e soci decidono di raccontare storie molto differenti: ci sono le abitudini libertine dei figli degli immigrati iraniani a Berlino, echi della primavera araba, ma anche i figli dei precari di Milano o episodi di vita quotidiana come quello descritto ne I volantini di Scientology instancabilmente distribuiti in via Torino, in una Milanno che nel disco ricorre ben più frequentemente di quanto appaia.
Nei testi c'è molto sesso, parecchio desiderio di libertà, ma anche tanta attualità con episodi di cronaca o costume come i manifesti gay-friendly dell'Ikea che lo scaltro Alessandro Raina non dimentica di inserire qua e là rimandando ad uno spaccato molto attuale anche del nostro Paese.
Le canzoni sono immediate e hanno un respiro ampio: probabilmente risentono più che in passato delle esperienze e dei viaggi del frontman che in questo disco manda un messaggio positivo, di voglia di vivere, accantonando i malinconici ripiegamenti mitocondriali e le citazioni de I Moralisti o i periodi angosciantemente ipotetici (peccato, mi piacevano molto) della Stagione del cannibale.
Infondo - come la stessa band ammette - per fare un disco ci vuole un suono e anche se questa volta gli Amor Fou hanno scelto un'elettronica un po' paracula, le canzoni restano di ottima bellezza formale: semplicemente il baricentro si è spostato dal testo al ritmo, lasciando inalterato il risultato e la forza comunicativa complessiva. Per l'ascolto, iniziate pure dal singolo Ali, un ottimo punto di partenza...
Il disco (uscito per Universal) è impreziosito da due collaborazioni: Alessandro Baronciani degli Altro, voce in Radiante e Davide Autelitano dei Ministri voce (poco udibile) in La Primavera araba.
Due parole sono d'obbligo anche sul lancio, affidato ad un collettivo, Sterven Jonger, che ha scelto di promuovere il disco già prima della sua uscita con una serie di gif animate: basta un'idea semplice per far presa nello sconquassato sistema dei media che si occupano di musica. Bravi!
Se Cento giorni da oggi tra qualche mese venisse ripubblicato con un arrangiamento "classico" alla "Amor Fou" sarebbe un colpo da maestro, anche alle macerie del giornalismo musicale oltre che nei confronti di chi ha accusato la band di aver "raschiato il fondo del barile" rincorrendo sonorità all'ultima moda. Ma questo, forse, è un desiderio solo di chi scrive. Per ora, a chi legge questa recensione, posso limitarmi a consigliare di acquistare un disco bello e piacevole.

Roberto Conti


Nessun commento:

Posta un commento