4 aprile 2012

Niente di serio, 16 album per gli inossidabili Diaframma


Contando soltanto le uscite ufficiali ed escludendo gli EP e le raccolte, Niente di serio è il sedicesimo album in studio per i Diaframma. La formazione stavolta è ridotta all’osso, ed oltre al solito inossidabile Federico Fiumani alla voce e chitarra, troviamo Luca Cantasano al basso, Lorenzo Moretto alla batteria e, come ospite, Gianluca De Rubertis del duo Il genio, alle tastiere e pianoforte.
Dall’ultimo album, Difficile da trovare, son passati tre anni: un arco di tempo lunghissimo per Fiumani e soci, abituati a sfornare un disco ogni anno e mezzo circa. Difficile dire se l’intervallo di tempo abbia prodotto qualche passo avanti nell’ispirazione o meno: l’ultimo tentativo discografico coraggioso dei Diaframma, Volume 13, risale ormai al 2004. Ed è chiaro a tutti, ormai, che i Diaframma di oggi non c’entrano più assolutamente niente con quelli degli anni ’80.
Niente di serio si assesta bene o male sui livelli dei due album precedenti: Camminando sul lato selvaggio, del 2007, ed il già citato Difficile da trovare, del 2009.
Vivo così, il brano d’apertura, è il solito schema di ballata acustica che Fiumani ripropone ormai da tempo, e non aggiunge niente di nuovo, ma già il secondo brano, Entropia, si rivela piuttosto interessante: un basso cupo e pieno sostiene un pezzo vibrante, uno stile dark wave che ricorda i Cure oltre che gli stessi Diaframma degli esordi, ed un delay di chitarra degno di Billy Corgan nei suoi momenti più romantici e sognanti. C’è un certo distacco nei testi, come se Fiumani osservasse da lontano le situazioni descritte, proprio lui che era solito infervorarsi ed urlare nelle sue canzoni. E’ strano quindi ascoltarlo distante e distratto, con la sua voce profonda che descrive tutto da lontano, come in Absurdo metalvox. C’è spazio, poi, come sempre, per dolore, impotenza e malinconia, temi da sempre cari a Fiumani, che in Madre superiora torna, come intensità, ai suoi momenti migliori dei primi anni ’90. La botta di energia del rock è un’ode al genere musicale di cui Fiumani si sente portavoce, ma i Diaframma ci arrivano ormai stanchi, ed il disco inizia ad appesantirsi. Anche la successiva Niente di serio, che dà nome all’album, vorrebbe portare freschezza ma lascia trasparire noia. La salvano gli innesti di piano di De Rubertis, mai banale nei suoi incisivi interventi lungo tutto il disco. Si torna poi agli schemi acustici di due o tre accordi, sui quali Fiumani ormai riesce a costruire decine di canzoni grazie alla sua innata facilità a produrre testi di argomento relazionale e amoroso. Nilsson non è granché, così come la successiva Tempesta nel mio cuore. Volendo fare una provocazione, si potrebbe dire che tra tutti i concittadini a cui ispirarsi, Fiumani abbia ormai abbia deciso di emulare Pupo invece dei Litfiba. Arriva però il tempo del riscatto: Carta carbone è un brano vivace e solare, accompagnato anche da un bel videoclip. Un’altra canzone dal forte impatto emozionale è la successiva Grande come l’oceano. Finalmente tornano i richiami ai Diaframma dei primordi. “Chissà se sarò mai un uomo un giorno, chissà se lo diventerò”, canta Fiumani ricordando il passato, ed è questa la chiave di lettura dell’album. Diventare grandi, tirare le somme, fare i conti, lasciare un po’ di spazio alla malinconia, se necessario, ma senza farsi sopraffare da essa. Anche in Anime morte si torna agli anni ’80, e finalmente Fiumani si lascia andare. “Devi farcela da solo, credi a me, non sei più l’ultimo”, ripete come una litania. L’album chiude con Un orologio rotto, che riassume i contenuti dell’album, e consegna al mondo musicale un disco che ha qualcosa in comune con i precedenti tentativi a nome Diaframma: malinconia mischiata a  disillusione, partecipazione emotiva mista a distacco, noia che si alterna a momenti di ispirazione.
“Volevo cambiare ma sono ancora qua”, canta Fiumani, nel brano conclusivo. Il riproporsi continuamente ha vinto sull’esigenza di rinnovarsi. E’ un bene? Il giudizio è sospeso, in quanto nonostante alcuni momenti trascurabili siamo davanti a un buon album, ma il desiderio degli ascoltatori dei Diaframma sarebbe, finalmente, un disco che mostri il coraggio di cambiare strada. Conoscendo le tempistiche di Fiumani, se tutto va bene dovremo aspettare soltanto un anno e mezzo. Marco Maresca

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