5 aprile 2012

Edda è come le Superga, o si odia o si ama

Ve le ricordate le Superga, le scarpe di tela con la suola in sughero che andavano di gran moda negli Anni Ottanta. Scomparvero per poi tornare in voga - fugacemente - qualche anno fa. Personalmente non le ho mai gradite, eppure devo riconoscere che quello slogan "Superga, o si odia o si ama" era azzeccatissimo. La storia delle scarpe che prendono il nome dalla collina torinese può bene essere applicata anche a Stefano “Edda” Rampoldi, è l’ex cantante dei bravi Ritmo Tribale, tornato da qualche anno come solista e ora con il nuovo disco Odio i vivi per l’etichetta Niegazowana (distribuzione Venus).
Così come il primo disco solista Semper biot, questo lavoro è di difficile catalogazione, ma ha senza dubbio il dono dell'immediatezza: da un lato ha momenti lo-fi e sognanti, da un altro episodi più pop e rock. Il tutto sempre attraverso testi molto difficili da interpretare, con una scrittura criptica, ma che hanno il pregio di arrivare immediatamente a chi li ascolta. La produzione artistica è di Taketo Gohara che ha dato al disco un taglio sia elettronico sia acustico, mentre gli arrangiamenti sono di Stefano Nanni.
Tra i brani più evocativi Il seno, Emma Gionata che vede la collaborazione di Gionata Mirai (Teatro degli orrori, Super Elastic Bubble Plastic). Nei quali Edda riesce a ricreare un climax ascendente tragico e meraviglioso allo stesso tempo. Anche se nel complesso non lo amo, Edda merita uno zoccolo duro di estimatori e così come le Superga, non mi stupirei se attorno gli esplodesse una corposa bolla di sostenitori, un po' nostalgici dei bravi Ritmo Tribale, un po' influenzati da un imprevedibile trend del momento.
Marco Colombo
Roberto Conti

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