25 marzo 2012

'La testa indipendente' quattro chiacchiere con le band del territorio: Dead.Like.Me

I Dead.Like.Me nascono nel 2007 da un’idea di Simone Volpin, voce e chiatarra, (ex Fuzz Fuzz Machine, D-Touch e Nightside) e Fada. Un progetto destinato a subire numerosi cambiamenti, complice un’evoluzione stilistica che volge, quasi da subito, verso scenari sempre più dettagliati di un rock melodico e corposo. Nel Settembre del 2010 esce il loro primo Ep, omonimo, un concentrato poderoso di sonorità ruvide e trascinanti, dove i ragazzi mostrano una tensione creativa in fase di cristallizzazione. Un assetto che non tarda ad arrivare grazie ai cambi nella formazione che vede l’unico membro stabile, il vocalist chitarrista Volpin, prendere il completo controllo delle sonorità dei Dead.Like.Me. Numerose date in tutto il nostro territorio (una delle quali li ha visti aprire per i Linea77), ha permesso alla formazione novarese di collaudare il proprio dettame sonoro, convogliando gli sforzi verso un definitivo assestamento. Entriamo nel dettaglio della band con il frontman Simone Volpin che ci mostrerà più da vicino la sua creatura.

La formazione ha cambiato più volte faccia, parlaci di questi cambiamenti, da cosa sono stati dettati? Ogni cambiamento “strutturale” e di contenuti all’interno della band ha avuto una sua ragione. Per quanto riguarda la formazione eravamo arrivati a quella che secondo me era ottimale, con me alla voce e chitarra, Pol all’altra chitarra, Fede (l’ultimo arrivato) al basso e Tia alla batteria. Le persone che in questi anni hanno fatto parte del progetto DLM sono state tutte allontanate diciamo per scelte “tecniche” tranne una che se n'è andata di sua spontanea volontà. Questi cambi sono andati in parallelo alla nostra evoluzione musicale che ci ha portato a suonare decisamente più rock negli ultimi periodi.

Come nascono le vostre canzoni?
Le nostre canzoni sono nate tutte dal ritrovarsi in saletta e proporre ciascuno del proprio materiale. Da piccole cellule sono cresciute poi quelle sarebbero diventate canzoni.

Avete inciso sia in inglese che in italiano, in quale assetto vi trovate meglio e perchè?
Difficile a dirsi. Con l’italiano abbiamo provato per vedere se i pezzi potessero arrivare di più a chi ci seguiva. L’inglese forse per un genere come il nostro è  più adatto e musicale, "fa piu’ rock” insomma!

Quali sono le vostre principali influenze?
Molteplici, tanto che a indicarle tutte ci vorrebbe uno spazio dedicato. Nessuno di noi ascolta o è fissato su un genere specifico tranne qualche piccola preferenza anche in base al periodo storico ovviamente. Questa cosa ci ha molto aiutato a non cercare di copiare questo o quell’artista.

Quali sono le più grandi difficoltà per una band giovane come la vostra?
Avere le conoscenze giuste senza dubbio. Se non le hai non vai da nessuna parte nemmeno se sei un fenomeno.

Attualmente siete in studio di registrazione?
No, attualmente siamo in un periodo di pausa a tempo indeterminato!

Cosa vi ha lasciato aprire una data dei Linea77?
Una data come un’altra. Non fraintendermi ma onestamente è stato quasi come suonare in due posti diversi; diciamo che è stata bella come situazione in generale ma nulla di più. 

Parlando di dimensione live, è difficile oggi trovare posti in cui suonare dal vivo?
In questi anni tanti locali hanno chiuso e tanti hanno provato ad aprire. I gestori, essendo degli imprenditori, tendono a chiamare chi gli possa generare un guadagno, quindi per band come la nostra è difficile potersi inserire e garantire seguiti di 100 persone alla volta.

Il sogno dei Dead.Like.Me ?
Ci sarebbe tanto piaciuto poter “diventare qualcuno”, un po’ come tutti insomma. Ci abbiamo provato piu’ volte e l’ultimo proiettile che abbiamo sparato è stato il video della canzone “Stay with me”, una ballad rock…. non è andata come speravamo e così eccoci qua.  Paolo Pavone

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