4 novembre 2011

Gli Oasis erano più fichi, ma l'esordio di Noel Gallagher è pura classe

Ci sono due moti per affrontare l’esordio solista di Noel Gallagher, High flying birds: ascoltarlo facendo paragone agli Oasis, alla voce di Liam ai Beady Eye, ecc, oppure ascoltarlo e basta.
Ecco, io opto per la seconda… anche se in realtà di dischi solisti (o quasi) di Noel Gallagher ne abbiamo ascoltati già sette, quindi sappiamo esattamente cosa aspettarci o almeno ce ne siamo fatti un’idea nel gran parlare che si è fatto attorno a questo progetto.
Ma non è proprio così… poche chitarre e tante tastiere, una voce da brividi, una produzione ottima e tanta, tanta anima e cuore nel songwriting.
L’apertura del disco è maestosa, “Everybody’s On The Run” è un pezzo incredibile. Un intro con tanto di orchestra e coro, poi entra la voce potente e decisa fino all’apertura in un gran ritornello. La cartuccia migliore viene sparata subito, non c’è dubbio che sia il migliore pezzo di tutto il disco.
“Dream On” e “(I Wanna Live In A Dream In My) Record Machine” sono pezzi che ricordano vagamente le B-sides del periodo di Be Here Now/Standing On the Shoulder Of Giants, nulla aggiungono o tolgono al valore del disco. Buoni ma non eccelsi sono forse gli unici due pezzi “minori” del lavoro, mentre la successiva “If I Had A Gun” è davvero il singolone che ti aspetti da Noel Gallagher. Una sincera e malinconica ballata, intensa ed emozionante.
Ritmi più sostenuti per il singolo di lancio “The Death Of You And Me”, quasi una marcia per una bislacca orchestra davvero ben congeniata.
E poi? Cosa non ti aspetteresti? Di sicuro “AKA_What A Life!”, quasi un pezzo dance, affascinante e lontano dalla vena cantautorale dell’ex-Oasis. “Soldier Boys And Jesus Freaks” è un episodio al veleno con un gran testo. “AKA Broken Arrow” è il momento più “americano” del disco sponda Neil Young con un arrangiamento particolare e un risultato davvero notevole.
“(Stranded On) The Wrong Beach” potente nell’incedere e venato di blues mette in risalto una voce tra le migliori in circolazione.
“Stop The Clocks” sembra una ballata scontata senza infamia né lode, ma l’intermezzo e ancora di più il finale psichedelico elevano il pezzo di parecchio portando a degna un conclusione un disco che a primo acchito può sembrare semplice e un po’ scontato, ma che racchiude al suo interno canzoni degne di questo nome che stanno in piedi da sole che hanno un senso per gli ascoltatori e per Noel stesso che, sì, vola davvero alto!
Certo, gli Oasis erano più “fichi”, ma questa è pura classe… Daniele Bertozzi

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