6 giugno 2011

Premio "Provincia cronica" (III edizione - sezione racconti)
Maria Denis Guidotti - Questi miei occhi

E’ con questi miei occhi che ti vivo in ogni momento.
La prima volta che ti ho visto erano impauriti, spaesati, li tenevo bassi e mi accontentavo, tremando, di memorizzare le voci.
In seguito, ho cominciato a guardarti fisso nei tuoi, riconoscendone l’umore senza bisogno di sentire il tuo timbro vocale.
I nostri incontri sono fatti di sguardi prima che di gesti; non manca momento della giornata in cui, prendendomi delicatamente tra le mani, mi ricordi quanto siano belli i miei occhi.
Mi dici sempre che, se anche non sono di “nobili origini”, per te sono bellissimo, sono il tuo amore, che ho occhi meravigliosi coronati da ciglia lunghissime, che tanto mi invidi.
A volte mi minacci di volerci apporre del rimmel ma il tuo buon senso ha sempre la meglio, quindi la tua intimidazione svanisce come una bolla di sapone.
Ho affrontato al tuo fianco, silenziosamente con la mia presenza, momenti per te difficili e dolorosi.
Ho visto i tuoi occhi piangere, ho scoperto che i miei non sono in grado di farlo ma, per esserti vicino moralmente, ho escogitato un modo tutto mio: “parlo”.
Quanto mi hai sfiancato!
E’ stata veramente dura!
Ho dovuto parlarti moltissimo per cercare di scorgere un sorriso e, mentre le lacrime mute scendevano sul tuo viso, ho operato un restailing unico.
La mia lingua delicatamente cercava di arginare, portare via quel malessere manifesto.
Non abbiamo bisogno, solitamente, di grandi parole ma di pochi gesti, anche muti d di sguardi. Ed ecco, la magia si concretizza in perfetta sintonia.
Il nostro è uno scambio continuo ed unico di emozioni, di dare e avere senza pretese; è il grande valore della fedeltà.
I nostri due mondi, che tanto sembravano distanti e differenti, ora sono complementari perchè abbiamo miscelato le nostre paure, affrontandole, il malessere, standoci vicini reciprocamente, la gioia, tu urlando e io saltando davanti a te.
Quando sei spaesata, con la mente immersa nei tuoi pensieri, mi presento innanzi con qualcosa in bocca, ben stretto tra i denti, e comincio il mio girotondo; poi mugugno, mi sento come una macchina che a folle velocità ha il posteriore fuori controllo ma continuo sino a quando, amorevolmente, ti chini verso di me e mi confermi che esisto, che conto e sono importante per te al di là delle preoccupazioni.
Ti premio, depositando ai tuoi piedi l’oggetto utilizzato per avere la tua attenzione, e in quel momento i nostri occhi si fondono ed insieme proseguiamo accompagnati da una grande iniezione di fiducia.
Detengo un forte senso della proprietà: tu sei mia e io t’appartengo!
A pochi è dato di entrare in questo circolo di forte unione, sono sempre guardingo ed attento.
Il campanello che suona, la tua voce ed ecco le mie orecchie in allarme, alzate ma non troppo; il mio naso, puntato verso la porta d’ingresso, inizia a muoversi impercettibilmente, attendo un odore conosciuto, annuso sino quasi a distorcermelo ma voglio aver la certezza di ciò che sta avvenendo e chi sta arrivando.
Comunque ti sono sempre accanto, ogni tuo passo è il mio, il tuo lavoro in casa è il mio riposo vigile.
Sono accucciato nell’unico punto strategico della cucina, dove posso avere la visuale completa sulle porte e sulle finestre ma soprattutto su ciò che fai.
Mi piace vederti all’opera e so che prima o poi avrò anche qualche gratificazione per il mio palato sopraffino; zampe anteriori incrociate, stile avvocato che silenziosamente ascolta quello che il suo cliente gli esterna, muso appoggiato ma leggermente inclinato, come un prete che mesto ascolta una confessione, e vedo che alzo di tanto in tanto, a ogni tuo movimento, il mio occhio attento, mantenendo ferma la posizione, sei sempre in movimento…
Il filo indissolubile ma tangibile, che ci lega s’allenta quando arriva la sera.
Anche se sei stanca dalla giornata che hai avuto, mi confermi, ancora una volta, tutto ciò che il tuo cuore prova per me: con un ultimo sforzo, mi accompagni in giardino, mi lasci quei dieci minuti necessari a svuotarmi e scorazzare in lungo e in largo.
Quando sento le chiavi tintinnare so che è giunta l’ora di rientrare.
Corro innanzi a te ma aspetto che sia tu la prima a varcare la porta, perché, anche se non sembra sono quasi un cavaliere. Ti osservo nel tuo metodico rito: prima di andarti a coricare, mi saluti e mi auguri la buonanotte.
Ti accompagno sino al letto, aspetto di vederti coricata, ma prima voglio sentire il tuo abbraccio e la tua voce che mi dice: “Buonanotte amore mio bello, a domani”. A quel punto me ne ritorno appagato nella mia cuccia.
Chiudo gli occhi, da te tanto adulati, fiducioso di riaprirli sul domani che ci attende e su tutti gli altri giorni che ci rimarranno da passare insieme, tu con me e io fedelmente con te.

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