26 gennaio 2010

"Ascolti emergenti" di gennaio (parte seconda)

La Dionea – La sindrome di cassandra **
Non è cosa per tutti, la poesia in musica. Produrre un testo di una certa caratura emotiva ed interpretarlo senza risultare banali o peggio ancora lamentose vittime dello spleen, poi, è affare per pochi. Ed è un peccato che i campani La Dionea vogliano mettere a tutti i costi in primo piano il lato lirico del loro primo EP La sindrome di Cassandra. Sulle trame musicali in bilico tra i Diaframma ed accenni post-rock create da chitarra/basso/batteria, portatrici qua e là di momenti particolarmente ispirati (Anna è infelice), mal s'innesta la voce eccessivamente pulita di Alfonso Roscigno, autore di testi e musiche, che snocciola paroloni finendo quasi per sembrare una versione annacquata dei Verdena (Farsene una colpa). Una produzione più sporca e una maggiore focalizzazione sugli aspetti puramente strumentali della loro musica non potrebbe che fargli da giovamento. Fabio Gasparini

M'Ors – Anima Nera ****
Piacevolissima sorpresa, l'esordio discografico di Marco Orsini, in arte M'Ors, cantautore romano da anni attivo nella scena indipendente - e si sente: le quattro tracce che vanno a comporre questo EP Anima Nera denotano una sicura maturità artistica e conoscenza degli attrezzi del mestiere, spaziando da momenti più tradizionalmente folk-cantautorali a piccole incursioni blues. Le linee guida del lavoro di M'Ors sono le liriche impegnate la cui poetica potrebbe ricordare Moltheni (come nella title-track, omaggio al popolo africano), gli arrangiamenti impreziositi dall'uso sapiente di una vasta strumentazione, i contenuti momenti rock che nella conclusiva Fegato elettrico si lasciano andare, appunto, all'elettricità delle chitarre. Assolutamente da tenere d'occhio il nome di M'Ors: se manterrà le promesse, potrebbe stupirci. Fabio Gasparini

Kobayashi - In absentia ***
Una cavalcata strumentale e pretenziosa ci conduce sulle note di In absentia, quattro tracce per oltre quaranta minuti di musica. Forse un po' troppo?! Tra sbalzi d'umore, suite e variatio musicali assai interessanti questo disco si presenta come una sinuosa onda sonora fatta di alti e bassi. Opera collaterale della Biennale di Venezia del 2009, poi approdata su disco, presenta suoni variegati, un po' alla Mogway, un po' alla Giardini di Mirò. Indispenabile prendersi il giusto momento per un ascolto come si deve, altrimenti la sperimentazione del trio Carrarese rischia di non venire compresa appieno. Da segnalare Vendramin? con il distorto reading di Laura Pugno e la marcia finale Lei non sa chi sono io, con il suo incedere a sapienti balzelloni. Giovanna Oceania

Two Left Shoes – You talk too much to me **/
Uno dei motivi principali che mi hanno fatto venire a noia il revival new wave/garage di gruppi tanto blasonati come The Strokes, Arctic Monkeys, Franz Ferdinand e compagnia bella è l'incredibile mole di cloni cui hanno dato vita, nati sulla cresta dell'onda di quello che pare essere il trend per antonomasia degli ultimi anni. Non fanno eccezione i Two left shoes, giovane quartetto barese che deve aver fatto sicuramente indigestione delle band succitate, come ben mostrano i cinque pezzi di questo EP: se Two left shoes parte come un classico pezzo di Casablancas, Through my tv deve moltissimo al british sound, e non fanno eccezione gli altri tre pezzi (comunque gradevoli) che si perdono in fretta in un territorio battuto fino allo stremo. La forte carenza di personalità penalizza molto il valore finale della proposta, per quanto ben suonata essa possa essere. Le potenzialità le hanno, speriamo riescano a trovare la loro strada. Fabio Gasparini

2 commenti:

  1. Per tutti quelli che hanno letto la recensione devastante su La Dionea, appurate con le vostre orecchie: www.myspace.com/ladionea ... Buon ascolto.

    UnAlfonsoQualunque

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