5 ottobre 2009

Intervista - Ecco tutti i segreti del meraviglioso mondo di Tony Maldestro...

Un viaggio tra canzoni, racconti e visioni disincantate. Questo è il mondo di Tony Maldestro. Scrittore così timido e cantautore talmente pigro da concedere al dottor Stella di raccogliere le sue opere in Chi l'avrebbe mai letto. Lo abbiamo intervistato per saperne di più...

Come nasce l’idea di un progetto che abbina un disco ad un libro, come Chi l’avrebbe mai letto?
Tony Maldestro è da sempre un artista che crede nella con-fusione delle diverse forme d'arte: pittura, musica, fotografia, poesia...ci siamo scontrati con materiale disomogeneo e magmatico che ancora non abbiamo completamente collocato...

Raccontaci qualcosa dello spettacolo che proponete dal vivo, si tratta di un concerto o anche nella dimensione live ci sono delle contaminazioni?
Durante il live abbiamo la possibilità di rappresentare al meglio Tony Maldestro e quindo sfruttiamo tutto quello che la tecnologia offre; il concerto dei Toni Maldestri è già di per sè differente da un concerto tradizionale; per certi versi è più vicino ad uno spettacolo teatrale dove esiste un costante scambio con il pubblico. Quando è possibile affianchiamo ai brani e al reading delle proiezioni video , proprio per offrire diversi spunti e diverse angolazioni del personaggio.
In altri casi il concerto diventa parte di un evento più articolato: come è successo con A cena con Tony Maldestro, dove tutto il menu prende spunto dalle atmosfere maldestriane e Tony si accorda con lo chef per abbinare a ciascun piatto un brano o un racconto: il cliente è immerso in questo viaggio culinario-musicale-onirico che coinvolge più sensi (complice anche il buon vino...).
E la cosa più importante dello spettacolo è che Tony può arrivare in qualsiasi momento, quando non si nasconde già tra il publico.

Il mondo di Tony Maldestro raccontato in Chi l’avrebbe mai letto è fatto di semplicità e quotidianità. E’ un mondo che è davvero così o più che altro è un auspicio?
Citando un altro Tony : “è un mondo difficile vita intensa, felicità a momenti e futuro incerto”
Ma è anche vero che l'uomo ha sviluppato una capacità di resistenza e adattamento alle situazioni difficili che spesso non è positiva. Stiamo perdendo o abbiamo già perso la capacità di reagire, cambiare strada, semplificare...perchè non siamo più in grado di rinunciare allo status quo acquisito. Il mondo è fatto dalle persone e Tony crede che tutto sarebbe più semplice se ognuno seguisse seriamente le intenzioni della propria anima. L'unico ostacolo a questo risiede dentro di noi, tutto il resto è fuffa, alibi di fuffa e fuffa di alibi.

Tony è abilissimo nei giochi di parole, ma cosa ascolta o cosa legge, così che chi si avvicina al suo mondo lo possa conoscere un po’ di più?
Come si legge nella biografia di Tony: “Tony Maldestro ha tanti libri, cd e dvd sul comodino. Ma li legge, li vede e li ascolta a caso, solo a brani, s'interrompe spesso, cambia libro, lo legge vedendo un dvd o la tv, ma senza audio e ascoltando musica in cuffia (tutto assieme). Per questo preferisce i libri sotto le 100 pagine, e magari con numerose figure”.

Il pezzo L’uomo del garage forse è quello che mi ha maggiormente colpito: è allegro ma tratta un tema impegnativo come il suicidio, come nasce questo accostamento?
In realtà non vuole trattare il tema del suicidio, o forse ora che mi fai riflettere effettivamente sì! Beh, se lo tratta credo che lo faccia in maniera decisamente divertente. Citando Maldestro: “si scherza solo sulle cose serie”.

Desiderium invece è un brano molto ‘fresco’, anche musicalmente, è un invito a prendere le cose alla leggera o mi sbaglio?
Desiderium nasce effettivamente sul lungo mare, osservando la gente ed ascoltando soprattutto il suono delle ciabatte che strusciano sulla passeggiata (alcuni hanno corretto in strisciano ma è assolutamente corretto strusciano, ha tutt'altro significato). È nata di getto e in effetti dici bene quando parli di freschezza, per la musica e per il testo: è certamente un invito a non prendersi troppo sul serio che però è diverso dall'essere superficiali.

Chi sono i musicisti che accompagnano Tony nel suo disco, ce ne vuoi parlare?
I musicisti che hanno suonato nel disco sono Christian Bertani alla batteria, Riccardo Manachino al basso e Mattia Garavaglia. Quest'ultimo accompagna ancora Tony insieme a Nicola Tentorio alla batteria e Marco Laria al basso. Si tratta di personaggi perfetti per il progetto di Tony, non solo perchè ottimi musicisti ma anche perchè pienamente partecipi e coinvolti nella composizione e nell'arrangiamento delle numerose idee di Maldestro e capaci della delicatezza necessaria per far arrivare il messaggio contenuto nei testi di Tony: sono parte integrante del progetto.
Vorrei anche citare Matteo Capitini, che ha curato l'impaginazione e la copertina del libro.

Come vedi Tony tra qualche anno?
Pittore, regista e in tour con Jimmy Cartavetra.

Tu vivi a Cerano, nel novarese. Sei legato alla tua terra e credi che sia limitante vivere in provincia per chi fa musica?
Cerano è l'ombelico del mondo. A metà strada tra Piemonte e Lombardia, divise dal ponte sul Ticino. La città offre certamente molti stimoli ma ho sempre preferito aver la possibilità di vivere in campagna e di scegliere quando andare in città, cosa più difficile per chi vive già in città.
Oggi non credo che la provincia sia limitante.

A Novara, per quello che ho notato, ci sono invidie e gelosie nell’ambiente musicale, che ne pensi?
Tony non frequenta molto la scena novarese: e comunque spero che invidie e gelosie siano “sane”, ovvero sintomo di fermento e confronto.

“Chi non parla con gli sconosciuti ne rimarrà sempre circondato”, lasciaci con un commento su questa citazione?
Gli sconosciuti sono fonte di ispirazione. Osservare la gente che si incontra per strada per poi raccontarla e farla diventare straordinaria è proprio dell'arte. Allo stesso modo succede che parlando con uno sconosciuto scopri un mondo totalmente diverso da quello che avevi immaginato solo osservandolo; un altro rischio che deve correre l'artista.

Intervista di Roberto Conti

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