23 marzo 2009

Live - I cani a quattro teste di Moltheni meglio di Sanremo

E’ Moltheni a vera alternativa alla mestizia di Sanremo. Lo scorso 21 febbraio, mentre il televoto e le giurie popolari premiavano Marco Carta (l’amichetto di Maria De Filippi), Povia (l’amichetto di Bonolis, e anche dei giornalisti che ne possono parlare male, divertendosi come a Gardaland) e Sal Da Vinci (l’amichetto di Gigi D’Alessio) alle Piccole iene, in quella metropoli della musica che è Romagnano Sesia, andava in scena il concerto di Moltheni e dei Colore perfetto davanti ad una platea di poco più di 200 fortunati. Mentre vedo affermarsi il genere della musica televisiva, un genere che necessita di una bella faccetta, di una voce decente e di una struttura musicale molto facile e orecchiabile che faccia pronta presa, mi fa piacere ancora una volta assistere ad un piccolo miracolo come quello che si verifica con Moltheni che delle caratteristiche sopra descritte non ne ha nessuna (e in fatti quando a Sanremo ci andò, nel 2000, il risultato fu quello prevedibile di un ristagno sui fondali della classifica delle allora nuove proposte). I Colore perfetto partono con un breve set che conferma l’ottima attitudine dei brani contenuti in Il debutto, un disco che veramente mi sento di consigliare tra i più interessanti degli ultimi tempi, che pur senza innovare il panorama della musica italiana riesce a farsi spazio con personalità e spunti di buona suggestione. Questa è la suggestione che vi lascio, tratta da Come se non bastasse: “Come se non bastassero gli istanti che ti ho dato, godendoci nell’anima, restando senza fiato, restando qui, pronto a sorprenderti, leccando gli angoli dei pensieri più strani che fai”.

Poi sale sul palco quell’incantatore di Moltheni: un folletto magico che con le sue parole e i suoi sussurri riesce ad animare animali spaventosi come cani a quattro teste o immagini visionarie che ci sanno catapultare nel suo mondo di ombrelloni chiusi in piena estate e di fotografie ingiallite che passano in sovra-impressione mentre scorre veloce Vita rubina. Nel frattempo partono le note di Bufalo, poi il primo singolo tratto dai Segreti del corallo: Gli anni del malto. I brani scorrono veloci, Moltheni parla poco, ma quando lo fa è in grado di lasciare il segno. Il pubblico è caldo e attento.C’è anche un nuovo batterista che ha sostituito Gianluca Schiavon: è lineare e bravo a caricare i pezzi del giusto tiro: come in L’amore acquatico o in Nella mia bocca, con un finale trascinante e inaspettato, quando la canzone sembrava ormai finita come lo zolfo sulla capocchia di un fiammifero. Nel live c’è anche spazio per una parte sommessa, con Oh morte e Corallo. L’attimo celeste parte piano, ma poi si fa urlo dirompente capace di risvegliare anche la ragazza che si è assopita sulla sedia…Suprema conclude la prima parte del set. Poi i musicisti tornano sul palco per Verano (stasera riesce a piacermi anche questo brano che non sembra proprio un pezzo di Moltheni), Montagna nera e una sorprendente Eternamente, nell’illusione di te.

Carissimi, questo non è che un arrivederci alla prossima puntata (nello specifico il secret concert di Milano). Questa serata mi è piaciuta davvero tanto… e quando dico tanto…
Roberto Conti


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