5 dicembre 2004

Premio "Provincia cronica" (II edizione - sezione racconti)
Emanuela Bosisio - Un sentimento balordo

Il gomitolo della mia vita si è dipanato tutto in pochi chilometri quadrati di globo terrestre con qualche breve fuga per le ferie, rigorosamente quindicinali, regolarmente a cavallo di Ferragosto, non molto lontano da qui.
Perciò questa storia non poteva accadere che in questi paraggi; chi l'ha detto che per vivere un momento indimenticabile bisogna uscire dalla propria routine, affrontare un'esperienza esotica? A volte i fari che potrebbero illuminare la nostra vita sono semplicemente alle nostre spalle, ma noi non ci voltiamo per seguirli.
(Vi avverto, voi divoratrici di romanzi rosa: vi conosco come me stessa e tra poco mi direte che certe storie non si dovrebbero raccontare anzi, non si dovrebbero proprio vivere, figurarsi renderle di dominio pubblico! Se pensate questo vuol dire che non vi è mai capitato di avvertire, da qualche parte dietro di voi, due occhi che vi osservano...)

Non ci state affatto pensando, avete raggiunto una condizione in cui la pace dei sensi è l'unica certezza della vostra vita; in mente avete solo la lista della spesa, il pranzo da preparare, gli amici che verranno ad occuparvi la casa nel week-end; il tutto mentre state aspettando il vostro pargolo – alto ormai un metro e 80 – all'uscita da scuola e a un certo punto... Ma dov'è quello sguardo che vi fissa? A quale viso appartiene? Cominciate guardinghe a spiare intorno a voi, ma prodigiosamente quel contatto si spegne, quasi fosse scattato un allarme.
“Avrò sognato”, pensate stupite; eppure non vi convincete e cercate disperatamente uno specchio, uno spicchio di vetro, un paio di occhiali da sole in cui riuscire a sbirciare la vostra immagine. Volete scoprire se il trucco si è squagliato, se i vestiti sono macchiati, spiegazzati, strappati...
Poi riflettete: “E' tutto ok, saranno gli ormoni della menopausa che si sono messi in moto; non preoccuparti, prima o poi deve accadere, è solo questione di giorni...”.
Immersa in queste considerazioni filoginecologiche, accompagnata dalle ciance spensierate e un po' decerebrate del vostro giovane virgulto, tornate a casa e le occupazioni di sempre vi assorbono, prendono il sopravvento e i sensi, appunto, si placano.

Ma all'occasione successiva... ancora quegli occhi alle vostre spalle: questa volta siete sicure che sono dietro di voi, forse di fianco, ma fuori dal vostro campo visivo.
È come se una subdola zanzara stesse pregustando un lauto pasto col vostro sangue... “Un lauto pasto? Ma come ti permetti??? Al più potrei concederti un dolce assaggio... se solo uscissi allo scoperto, caro il mio dittero curioso!”. Ma al primo voltar di testa, la luce nuovamente si spegne.
“Allora non sei solo una fuga di ormoni: da qualche parte ci sei e mi scruti, in silenzio...”.
(Continuate a pensare che questa storia non promette nulla di buono? Allora siete veramente messe male quanto a impulsi emotivi! Comunque proseguo e le bigotte che non vogliono leggere oltre vadano pure a girare il risotto.)

Allora: diciamo che questa storia va avanti tra percezioni più o meno intense per tutto l'inverno, ma è a primavera che sbocciano i fiori, i brufoli sul visino del vostro svogliato studentucolo e gli amori balenghi.
Quelle due pupille sono sempre puntate alla vostra nuca e voi, col trascorrere dei trimestri e con l'affinarsi delle vostre doti di investigatrice dei sentimenti balordi, ne avete forse individuato il malizioso proprietario.
E se fosse davvero lui non sarebbe neppure tanto male!
(Sveglia, lo so che vi state appassionando e cominciate a pensare che forse anche voi, al saggio di danza della vostra bambolina in tutù, avete avuto l'impressione di essere seguite... ma vi assicuro che si trattava solo del bigliettaio da cui siete sgattaiolate senza pagare il ticket d'entrata.
E continuate pure a bollire i piselli, che sennò il risotto scuoce.)

A primavera si passa qualche minuto in più fuori dall'auto, gli uccelli cinguettano sugli alberi stentati del parco della scuola e si trova qualche argomento di discussione con gli altri gioiosi genitori di cotanti futuri genietti in via di formazione (“Ah, guardi, il mio Angelo non ha preso un'insufficienza in tutto l'anno”. E ti credo: due giorni su tre li passa al bar della stazione! Non ne ha proprio, di voti, il tuo Angioletto!).
Se c'è il sole, aiutano pure le lenti scure a non farvi notare mentre guardate in giro in cerca di lui durante un'amena dissertazione; senza, invece, parete colpita dallo strabismo di Venere, oltreché da una preoccupante forma di cervicale deformante, a giudicare dalle strane posizioni che assumete per entrare nella sua visuale e farvi guardare...
Sì, ormai lo sguardo intrigante ha un possessore ben definito e voi avete seguito un corso full-immersion di fotoromanzi per prepararvi all'assalto; perché, ebbene, è così: avete deciso di afferrare la maniglia dell'ultimo treno in transito e di provare l'ebbrezza della corsa coi piedi sul predellino, costi quel che costi.

Il bell'Antonio deve avere capito che avete capito: ogni tanto interviene nei battibecchi, a volte fa pure lo splendido e butta nel pollaio una battuta studiata, scatenando tra le galline un'ilarità che non lo interessa minimamente, perché la pollastrella che lo attrae l'ha, modestamente, davanti e non sta partecipando alla gara della risata più sciocca, ma sorride sorniona, proprio come ha visto sull'ultimo numero di “Donna romantica”.
Che si fa in questi casi? Si indaga su eventuali interessi comuni, che se non lo sono lo diventano pur di trovare il modo di prolungare una chiacchierata o porre le basi per quella successiva.
Al tempo dei colloqui generali avete fatto passi da gigante: siete già allo scambio dei numeri di telefono (“Dovessi aver bisogno di un passaggio per tuo figlio non ti fare scrupoli, fammi uno squillo e ci penso io”; “Ma no, non disturbarti, porto io a casa il tuo... sono di strada... sono appena 10 km più in là, ma già che scendo fin lì passo a fare la spesa”).
Intanto vi guardate allo specchio, non più per paura di essere in disordine: vi sentite più belle, più snelle, più farfalle... come quelle che vi frullano nel cervello quando arrivate e lui vi sta già aspettando fingendo un'indifferenza che non vi imbroglia neanche un po', bello di uno splendore vespertino e luciferino, prima stella della sera e diavoletto tentatore tutto vostro...
E anche lui appare più in forma, sorride più rilassato, vi sentite pure un po' a credito con sua moglie: le state cucinando un bel bocconcino, chissà se ricambierà lasciandolo gustare un po' anche a voi?
(A proposito: a che punto sta il vostro menu? Non è ancora pronto e vostro marito sta ululando dalla fame? Siamo quasi alla fine, ditegli che il pasto sarà servito tra pochi minuti.)

Lo scambio di contatti telefonici dà i suoi frutti: invariabilmente, lui dimentica di dirvi una cosa importantissima e deve assolutamente comunicarvela prima di domani; voi invece avete appreso una notizia inaudita e non potete fare a meno di raccontargliela subito.
Un giorno, l'argomento è così straordinario che dovete necessariamente parlarne a quattr'occhi... quel che ne nasce è un'argomentazione appassionata, profonda, appagante fino in fondo. Proprio un bel dibattito: erano anni che non vi esprimevate con una tale proprietà di linguaggio...
(Non fate quella faccia da santerelline: lo sapevate fin dall'inizio come sarebbe andata a finire!)

Poi scoppia l'estate, inizia il count-down degli ultimi giorni di scuola e voi capite che è ora di pagare il conto e tornare a casa. Il bell'Antonio ha appena chiuso la portiera sull'ultima campanella e vi sentite già meno belle, meno farfalle e persino meno snelle; sarà perchè in quei giorni vi siete mangiate le unghie con tutte le cuticole per il nervoso.
Sì, è vero, settembre è dietro l'angolo, ma voi sapete benissimo che certi treni non passano due volte; e poi vi aspetta una nuova, entusiasmante estate di barbecue con gli amici, figli che tornano a casa solo per dormire, mariti che stanno sempre a casa a dormire, e una bellissima vacanza rigorosamente quindicinale, regolarmente a cavallo di Ferragosto... non molto lontano da qui!

(Come? Avete bruciato il risotto con i piselli? Suvvia, non prendetevela: vi invito a cena, mi confiderete i vostri segreti, per il prossimo racconto! ...Oppure potrei sfamare i vostri mariti rimasti senza cena...)

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